Il delitto di Sharon Verzeni, la procuratrice: «Risolveremo il caso». Il compagno: «È un po’ tardi»
Intanto si sono concluse le ricerche dell’arma che ha ucciso la barista un mese fa«Abbiamo delle ragioni per essere moderatamente ottimisti di arrivare in tempi non lunghi alla soluzione del caso, ma in questo momento, vi prego, lasciateci lavorare in pace».
Lo ha detto Maria Cristina Rota, procuratrice facente funzione a Bergamo a distanza di un mese dall'omicidio di Sharon Verzeni, uccisa la notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'Isola a coltellate intorno all'una di notte mentre passeggiava per il paese. Il magistrato, parlando con il Corriere della Sera e L'Eco di Bergamo, spiega che «ci stiamo muovendo su tutti i fronti», segno che non c'è un'unica pista. «Il compagno - afferma - è stato sentito come persona informata sui fatti e tale è oggi. Le numerose convocazioni sono state dettate dalla necessità di partecipare ad attività che richiedevano un accesso alla sua abitazione. Allo stato non ci sono elementi che possano far cambiare la sua situazione». Il magistrato lancia un messaggio anche ai residenti di Terno d'Isola: «La popolazione non deve allarmarsi al punto di modificare il proprio stile di vita. Il territorio è sufficientemente controllato dalla forze di polizia».
Intanto la famiglia Verzeni non demorde e, tramite il suo legale Luigi Scudieri, assicura che «il vile assassino di Sharon deve sapere che nessun ostacolo fermerà mai la sua identificazione». Ringraziano «la cittadinanza, il sindaco di Terno d'Isola e i volontari del Mu.Re. per la collaborazione prestata in queste ore diretta a consentire agli inquirenti gli opportuni accertamenti sui luoghi del delitto», aggiungono speranzosi i familiari anche se i due giorni di ricerche dell'arma del delitto, un coltello di non piccole dimensioni, non sembrano aver dato i frutti sperati.
«Mi sembra un po' tardi adesso. Andava fatto prima? Secondo me sì. Sì vede che prima avevano cose più urgenti da controllare probabilmente, ma non è il mio lavoro, non posso giudicare», ha commentato il compagno della vittima, Sergio Ruocco, in merito alle ricerche che ieri hanno riguardato la zona più vicina a via Merelli, dove Verzeni viveva con lui. Ruocco, dalla notte del delitto, tra il 29 e 30 luglio, è ospite dei genitori della donna uccisa, dal momento che la loro villetta è sotto sequestro. «È passato un mese e la sto vivendo male, come al solito, purtroppo», ha detto dopo essere tornato nella casa dei suoceri dopo il lavoro: «Tornare al lavoro in questa situazione non è il massimo, ho sentito ovviamente l'affetto dei colleghi che mi stanno vicino».
A Terno, intanto, sono stati setacciati i tombini di numerose vie che la Polizia locale ha provveduto a chiudere per il tempo necessario, mentre i carabinieri e gli esperti del Mu.Re. il Museo recuperanti 1915-1918 che ha sede a Toscolano Maderno, specializzati nel recupero di ordigni bellici con il metal detector, le percorrevano senza trascurare nemmeno le cabine per l'erogazione del gas. La svolta, però, che già si avvicinerebbe con il ritrovamento dell'arma del delitto non sembra imminente.
Parallelamente, i militari indagano sulla cerchia di conoscenze di Sharon, ma anche sull'ipotesi di un uomo che la vittima non conosceva come anche Ruocco ha affermato più volte. In questo senso, vi è almeno una testimonianza valutata dagli investigatori di un pizzaiolo all'asporto di Terno il quale racconta che un frequentatore abituale della piazza principale con altri che «facevano casino rompendo bottiglie» e altro «non si fa vedere da un mese», sostanzialmente da quando Sharon Verzeni è stata uccisa. «Faceva casino» in piazza anche a tarda serata e con i suoi amici «litigavano sempre e rompevano bottiglie», racconta ai cronisti dopo aver deposto nei giorni scorsi dai carabinieri.
L'uomo scomparso, a suo dire nordafricano, «prima abitava a Terno, poi lo vedevo andare a piedi a Medolago». Gli altri del gruppo li ha rivisti in paese, lui no e il pizzaiolo saprebbe riconoscerlo ma non sa il suo nome. Lo "scomparso”, però, non sarebbe l'unico e non è detto che abbia a che fare con il delitto, dal momento che dopo l'assassinio, pusher o comunque gente che ha problemi con la giustizia sembra sparita dalla piazza anche per la massiccia presenza di forze dell'ordine impegnate nelle indagini.
(Unioneonline)