«Neanche io mi rifornisco qua», aveva ammesso alla stampa poco prima di essere ribattezzato il benzinaio “più caro d’Italia”. Ma la dichiarazione non è piaciuta alla Ip, titolare dell’impianto a Trani, che ha deciso di annullare il contratto con i fratelli Centrone e di presentare un ricorso urgente al tribunale, per danni d’immagine e presunta violazione di una clausola degli accordi stipulati: quella che obbliga i gestori ad acquistare il carburante dalla società.

I fratelli, stando agli accordi, avrebbero dovuto rifornire l’impianto con 4mila litri di carburante, difficili da rivendere visto che la la casa madre – negli ultimi 3 anni – non ha adeguato i prezzi al mercato. E infatti nella stazione gestita dai due, un litro di benzina costava 2 euro e 34 centesimi, un litro di diesel 2 euro e 44 centesimi. Prezzi alti, tanto da scoraggiare chiunque a rifornirsi lì. E il guadagno, qualunque fosse il prezzo di listino, si aggirava sempre intorno ai 3 centesimi al litro.

I fratelli ora si oppongono al provvedimento della società, e chiedono – tramite il loro legale – di poter continuare a lavorare nel distributore con i nuovi prezzi. Sarà il giudice a decidere se la risoluzione delle parti sia giusta o meno. In attesa dell’udienza, prevista il 5 giugno, la stazione di rifornimento rimarrà chiusa e i Centrone potranno lavorare solo nell’autolavaggio della stazione di servizio.

(Unioneonline/v.f.)

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