I motivi dell’omicidio commesso da Rosa Fabbiano, la 58enne che a Melzo, nel Milanese, ha ucciso la madre di 84 anni Lucia Cipriano di 84 anni facendo a pezzi il cadavere poi trovato dopo circa due mesi nella vasca da bagno, sono da ricondursi “all’assoluta incapacità dimostrata dall'indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati”.

Lo scrive il gip di Milano Giulio Fanales nell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere e, in particolare, nella parte in cui mette in luce il pericolo di reiterazione del reato da parte della donna.

LE MODALITA’ DELL’OMICIDIO

La figlia avrebbe ucciso la madre “facendola prima adagiare all'interno della vasca da bagno e dopo coprendola con un telo in cellophane, che fissava ai bordi della vasca con del nastro adesivo, in modo da non far passare aria”.

Poi ha mutilato il cadavere mantenendolo all’interno della vasca da bagno, sigillata da un telo di cellophane. Oltre a “guanti in lattice” e “segni di bruciatura” sui vestiti dell'anziana, i carabinieri hanno anche trovato sul bordo della vasca “una lama per seghetto della lunghezza di 31 cm”. E poi un'altra “sega con lama metallica lunga complessivamente 45 cm”.

LE MILLE BUGIE

Rosa Fabbiano, che non ha mai risposto al pm e al gip, ha nascosto per due mesi la morte ai suoi congiunti, sorelle e marito. L’altra figlia della vittima, Loredana Fabbiano, che vive a Trento, il 26 maggio è andata a Melzo perché non riusciva a sentire la madre dal 22 marzo e la sorella Rosa l’aveva informata del “notevole peggioramento delle condizioni psicofisiche” della donna.

Il 12 aprile Rosa le ha riferito di aver portato la madre a casa propria “per poterla accudire più agevolmente”, poi con dei messaggi le ha detto che aveva l’intenzione di portarla di una Rsa. 

Tutte scuse per sviarla, poi, a fronte delle richieste che si facevano più insistenti, ha parlato evasivamente di una “positività al Covid” della donna, e anche di un ricovero della stesso “presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Melegnano”.

IL MARITO DI ROSA FABBIANO 

Anche il marito dell’indagata non sapeva nulla. “Ho sempre osservato mia moglie occuparsi di mia suocera in via esclusiva, a fine marzo mi ha detto che sarebbe stata ricoverata in un centro di assistenza e cura per il deterioramento delle sue condizioni psichiche”, ha detto.

L’uomo ha poi raccontato di aver constatato che la moglie “mostrava particolare ritrosia nel parlarmi ulteriormente di mia suocera, a detta sua ormai non era più curabile perché affetta da una forma irreversibile di demenza”.

LA SCOPERTA DEL CADAVERE

Quando Loredana Fabbiano è arrivata a Melzo, Rosa l’ha portata nella casa dell’anziana ripetendole però di non andare in bagno, dove si trovava il cadavere. Poi, una volta fuori dall’abitazione, quando le due stavano andando dai carabinieri è fuggita e si è anche avvicinata a un fossato tentando di gettarsi, ma è stata trattenuta dalla sorella. In quel momento ha detto: “Sono stanca, ho fatto un disastro. Vi ho rovinato la vita a tutti”.

IL FIGLIO DI ROSA, LA TERZA SORELLA E LA BADANTE

Anche la terza figlia dell'anziana ha dichiarato agli inquirenti “di avere perso ogni contatto personale e telefonico con la madre nel mese di marzo, a seguito del notevole peggioramento delle condizioni di salute di lei, palesemente priva di lucidità, e di avere ritenuto che la madre fosse stata portata dalla sorella Rosa presso l'abitazione di quest'ultima”. Era solo Rosa ad avere le chiavi di casa dell'anziana ed era lei “in concreto ad accudire in modo continuativo la madre”.

Il figlio di Rosa Fabbiano, sempre a verbale, ha spiegato di aver saputo dalla madre che, dopo un “fallimentare tentativo di affidare Lucia Cipriani ad una badante, la nonna era stata collocata all'interno di una struttura sanitaria”.

Proprio una badante ha raccontato di aver visto l'anziana il 24 marzo (in quella data, quindi, era ancora viva), quando solo per un giorno l'ha accudita, ma poi se ne è andata per “la sostanziale ingestibilità” dell'anziana. Il giorno dopo Rosa Fabbiano disse alla badante di non rientrare nell'abitazione, ma che lei le avrebbe consegnato all'esterno i suoi “effetti personali”.

(Unioneonline/L)

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