Desecretati i verbali: cosa diceva il Cts su zone rosse, scuole, mascherine e fase 2
Pubblicati i verbali di 95 riunioniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Desecretati i verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico. Sono 95 i verbali pubblicati oggi sul sito della Protezione civile. Si parte dal 7 febbraio e si arriva al 20 luglio. I verbali, viene spiegato, saranno resi disponibili 45 giorni dopo la data di svolgimento delle riunioni cui fanno riferimento, per cui mancano gli ultimi, quelli da metà luglio in poi.
PRIMA DEL "PAZIENTE ZERO" - Il 7 febbraio il Cts ritiene che l'Italia abbia messo un argine "adeguato" per frenare il coronavirus, che già invece sta circolando nel nostro territorio prima di colpirlo con violenza a partire dal primo caso accertato la sera del 20 febbraio. Gli esperti sottolineano il "persistere dell'allarme" e consigliano, in ossequio al principio di "massima precauzione", la quarantena di 14 giorni per gli studenti di ritorno dalle aree della Cina interessate dall'epidemia.
Il 12 febbraio invece gli esperti parlano della "necessità di verificare con precisione i dati relativi alla disponibilità locale di posti letto per malattie infettive e rianimazione e altri dati relativi ad attrezzature, staff e quanto necessario ad elaborare ipotesi di scenari di evoluzione dell'epidemia". In quell'occasione viene presentato uno studio di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento sugli scenari di diffusione del virus in Italia e l'impatto sul servizio sanitario.
ZONA ROSSA NELLA BERGAMASCA - E' sicuramente l'argomento più dibattuto. Nella riunione del 26 febbraio, quando il virus ha già iniziato a dilagare nella Bergamasca, il Cts non ritiene ci siano le condizioni per l'estensione delle restrizioni a nuove aree oltre ai dieci comuni già indicati come zona rossa dal Dpcm del 23 febbraio.
Ma cambia idea il 3 marzo: "Nel tardo pomeriggio sono giunti all'Iss i dati relativi ai comuni di Nembro e Alzano Lombardo, che sono poi esaminati dal Cts. Sono stati sentiti per via telefonica l'assessore Gallera e il dg della Regione Caiazzo, che confermano i dati. Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive anche in questi due comuni", si legge nei verbali.
Il governo non lo farà, di lì a poco l'intera Lombardia, e poi tutta l'Italia, diventeranno zone "arancioni" o "protette".
Nel verbale del 7 marzo infatti il Cts lancia l'allarme: "Nelle zone rosse si è osserrvata una lieve flessione nell'incremento dei casi, cui corrisponde contemporaneamente un aumento dell'incidenza in aree non rientranti nelle zone rosse". E' di qui che nasce la chiusura dell'intera Lombardia e poi di tutta l'Italia. Il Cts chiede di applicare "misure più rigorose" in Lombardia e in 11 province di Emilia Romagna, Marche, Veneto e Piemonte.
SCUOLE - Il 4 marzo il Cts, rispondendo a una richiesta di parere del ministero della Salute "sull'opportunità di chiudere le scuole su tutto il terirtorio nazionale", mette a verbale che "le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell'infezione virale" e che "non esistono attualmente dati che indirizzino inconfutabilmente sull'utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale. Alcuni modelli predittivi indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione nella diffusione dell'infezione virale. Vi è consenso tra gli addetti ai lavori che un'eventuale chiusura delle scuole è stimata essere efficace solo se di durata prolungata". Un no, sostanzialmente. "Queste considerazioni tecniche - si precisa - sono solo una parte delle valutazioni rispetto alle quali formulare le scelte decisionali sull'argomento".
Il 5 marzo, il giorno dopo, il verbale riporta che "il Cts ribadisce che il testo elaborato nella giornata di ieri, in
riferimento alla sospensione delle attività didattiche, non è in alcun modo in disaccordo con la decisione di sospensione presa dal Consiglio dei ministri".
INUTILI LE MASCHERINE SUL LAVORO - "Tutte le raccomandazioni scientifiche elaborate internazionalmente riportano chiaramente che non vi è evidenza per raccomandare indiscriminatamente ai
lavoratori di indossare mascherine chirurgiche" per la protezione da Covid 19. Al contrario l'uso di questi dispositivi è "stringentemente raccomandato solo per gli operatori sanitari e per quei soggetti che abbiano sintomi respiratori", si legge nel verbale della riunione del 13 marzo.
FASE 2 - Già il 30 marzo il Cts analizza le ipotesi del ministero della Salute sulla Fase 2, ritenendo necessario però prorogare il lockdown per tutto il periodo pasquale. Dai verbali desecretati, infatti emergono le attività di previsione della fase 2: "Un primo periodo con la continuazione delle misure di contenimento in vigore fino al 3 aprile; un periodo successivo per la previsione di un graduale allentamento, comunque guidato dalle evidenze epidemiologiche, delle misure di contenimento per un progressivo ritorno alla normalità".
Il giorno dopo il Cts condivide di prorogare le norme almeno fino al 18 aprile, ma contemporaneamente ritiene doveroso considerare la necessità di consentire a tutti i soggetti in età evolutiva di poter svolgere attività motorie e ludiche all'aria aperta. È "trascorso troppo tempo", è scritto nel verbale.
(Unioneonline/L)