Cesara Buonamici denuncia il fratello Cesare per stalking.

L'imprenditore oleario è stato rinviato a giudizio dal gip Agnese Di Girolamo con l'accusa di aver perseguitato la sorella giornalista televisiva e il marito Joshua Kalman.
Le presunte molestie sarebbero iniziate nel 2020, secondo la procura, a seguito di divergenze per la gestione della proprietà sulle colline di Fiesole, in provincia di Firenze, cointestata in parte ai due fratelli, in parte in esclusiva, comprendente la villa, l'uliveto e l'azienda agricola. 

Il processo si aprirà il 2 ottobre 2025. Numerosi gli episodi contestati dalla giornalista, assistita dall'avvocata Elisa Baldocci: Cesare Buonamici, difeso dall'avvocato Massimo Megli, avrebbe deviato le telecamere dell'azienda sull'abitazione dove la sorella abita con il marito, allo scopo di spiarla, secondo l'accusa. Poi avrebbe tentato di accedere ad informazioni sui conti correnti bancari, facendosi accompagnare in banca dalla madre, tentativo naufragato per il rifiuto del direttore dell'istituto di credito di fornire informazioni non autorizzate.

La replica

«Non ho mai stalkerizzato nessuno, tanto meno mia sorella», si difende Cesare Buonamici. «Ritengo di aver sempre agito nel rispetto di tutti, in particolare di mia sorella, che, nonostante i dissidi attuali, resta tale. Sono sempre andato d'accordo con lei, tranne negli ultimi tre anni, per una disputa patrimoniale che riguarda la villa di Montebeni», spiega l'imprenditore che, dopo la denuncia, respinge ogni accusa: «Non ho mai utilizzato telecamere per spiare: le videocamere installate nella villa sono autorizzate e pensate per la sicurezza di tutti. Non ho mai occupato stanze o spazi della casa senza diritto o consenso, né ho impedito la celebrazione del matrimonio di mia sorella, che si è svolto nella villa anche grazie al mio sostegno. Non ho mai stalkerizzato nessuno, tanto meno mia sorella, ed è profondamente ingiusto che il mio lavoro e la mia reputazione di una vita vengano messi in discussione da queste accuse infondate».

«È doloroso vedere il lavoro di una vita sporcato da una disputa sul patrimonio che riguarda la villa di famiglia, una questione ancora tutta da dimostrare - continua –. Questo conflitto nasce da una lite di tre anni fa, strumentale a spingermi a cedere senza corrispettivo la mia metà della casa, l'unica che possiedo e nella quale vivo». Infine «spero ancora che si possa giungere ad un accordo che soddisfi entrambe le parti, e che mia sorella possa tornare a dedicarsi al suo mestiere di giornalista, magari raccontando anche della natura e dell'olio che tanto rappresentano il nostro territorio».

(Unioneonline)

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