"A partire da oggi con effetto immediato, gli alunni con entrambi o anche solo un genitore di origine non italiana seguiranno le lezioni scolastiche in un’aula diversa rispetto a quella del resto della classe. Firmato, la preside".

Quando è arrivata questa circolare, in una scuola media a Vercelli, gli studenti non italiani si sono immediatemente alzati e con aria sommessa sono usciti dall'aula.

Tutti gli altri, realizzato quello che stava avvenendo, hanno reagito con forza contro la direttiva "assurda". C'è chi ha urlato che avrebbe lasciato la scuola, chi ha detto che sarebbe andato a protestare al ministero, chi all'ufficio scolastico provinciale.

Solo pochi minuti dopo, gli allievi hanno scoperto che era tutta una farsa. Un "esperimento sociale" ideato dalla dirigente, Ferdinanda Chiarello, con la complicità dei giovani stranieri.

L'obiettivo era far sentire ai ragazzi quello che è accaduto con le Leggi Razziali del 1938 e mettere alla prova la loro sensibilità e senso della giustizia. A giudicare da come sono andate le cose, il test è stato superato.
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