Esattamente sei anni fa, alle 11.36, la sezione del viadotto che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena a Genova, lunga 250 metri, crolla assieme al pilone di sostegno numero 9.

Parliamo del crollo del Ponte Morandi, il viadotto autostradale che scavalca il torrente Polcevera nel capoluogo ligure. Una immane tragedia: 43 le vittime, tra le persone a bordo dei mezzi in transito e gli operai in quel momento al lavoro nella sottostante isola ecologica dell’Amiu, la municipalizzata per la raccolta rifiuti. Oltre 500 gli sfollati.

Progettato dall'ingegner Riccardo Morandi e costruito negli anni '60, il ponte viene giù mentre diverse auto lo stanno percorrendo. In tanti tra coloro che lo percorrevano quotidianamente ne avevano segnalato la pericolosità.

E subito è finita sotto accusa Autostrade per l’Italia. Secondo la perizia presentata nell'incidente probatorio del processo sulle cause dell’evento, redatta dagli ingegneri e professori universitari Massimo Losa e Renzo Valentini dell'Università di Pisa e Giampaolo Rosati e Stefano Tubaro del Politecnico di Milano, la causa del crollo è stata la mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli. Nella pila 9 solo 4 trefoli su 464 (meno dell'1%) non erano corrosi; a ciò si aggiungeva anche il degrado sia degli stralli sia del calcestruzzo.

Niente controlli, niente manutenzione, insomma: è ancora in corso a Genova il processo che vede 59 persone tra ex vertici e tecnici di Aspi, Spea (la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni), dirigenti ed ex dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e funzionari del Provveditorato accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso e omissione d’atti d’ufficio.

Per almeno un paio d’anni enormi sono stati i disagi sul fronte della viabilità. Quel che rimase del ponte venne demolito, il 3 agosto 2020 è stato inaugurato in sua sostituzione il viadotto Genova San Giorgio, progettato dall’architetto Renzo Piano.

(Unioneonline/L)

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