La sanità sarda sviscerata dagli operatori del settore nell’incontro organizzato dal Pd di Sassari alla presenza della delegazione nazionale dem, nell'Isola per visitare le strutture sanitarie del centro nord sardo, con l’ex ministra Beatrice Lorenzin e i due deputati sardi Silvio Lai e Marco Meloni.

E il panorama descritto nell’affollata riunione da medici, infermieri, rappresentanti sindacali è spesso sconfortante. «Troppa burocrazia - racconta un medico di base - che ci sottrae tempo per i pazienti. Con il demansionamento poi ci tolgono potere sindacale». Le infinite liste d’attesa sono state al centro del dibattito. «Non si capisce come il Cup - riferisce un altro professionista - decida le sorti dei malati aprendo e chiudendo le agende». «Mancano 6mila infermieri - si sottolinea - e gli stipendi sono troppo bassi». Causa di molte fughe nel settore privato anche tra i medici. «Diversi neuropsichiatri ad esempio - viene riferito - non vogliono lavorare in ospedale. Troppo stress e pochi soldi».

E proprio in questo settore, a Sassari, emergono dati impressionanti: tasso di diagnosi psichiatriche del 116 per cento per quanto riguarda il rapporto neurologici-psichiatrici; incremento da 86 diagnosi del 2019 alle 260 del 2022. Il tutto in un’Isola che si conferma la regione con il più alto tasso di suicidi della nazione, 11 su 100mila abitanti.

Intanto nell’assemblea, presieduta dal segretario provinciale pd Giuseppe Mascia, si alza la richiesta di salvare il sistema sanitario nazionale. «Abbiamo portato il SSN al 7% del PIL ma la prospettiva - attacca Lorenzin, con un riferimento all’attuale governo - per i prossimi anni è di scendere al 6,2% con in più la spada di Damocle della autonomia differenziata che inciderà pesantemente sulla Sanità delle Regioni». Sardegna inclusa.

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