Pula: dalla crisi per il Covid alla rinascita, la storia delle sorelle Leori
«Per noi il lockdown è cominciato con 600 ortensie da buttare, ma non ci siamo arrese»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quando è scoppiata la pandemia si sono trovate davanti a un bivio: tenere tutti i dipendenti a casa oppure reinventare il proprio lavoro. Non potendo consegnare fiori agli hotel chiusi a causa del Covid, e con i matrimoni annullati per tutta la bella stagione, Alessandra e Benedetta Leori due anni fa hanno puntato così sulla grande distribuzione: un cambio di rotta che ha permesso di diversificare il loro sistema di vendita e consolidare il loro marchio.
Oggi la Fioricoltura Loi, azienda fondata dalla madre Agnese nel 1986, consegna piante e fiori in 40 supermercati della Sardegna meridionale: un piccolo simbolo di resilienza che dimostra come un ostacolo possa a volte trasformarsi in un trampolino di lancio.
«Quando è scoppiata la pandemia avevamo appena consegnato la merce per la Festa della donna – raccontano Alessandra e Benedetta Leori -, il giorno successivo ci siamo ritrovati fermi senza sapere cosa stesse accadendo: per noi il lockdown è cominciato con 600 ortensie da gettare via. L’azienda è rimasta chiusa per tre settimane, durante questo periodo non ci siamo arrese, abbiamo iniziato a consegnare la merce a domicilio, ma sapevamo che con i matrimoni annullati e ogni tipo di evento bloccato sarebbe stata dura. Si è presentata così l’occasione di fornire i fiori al punto vendita di Pula di un grande marchio, poco dopo siamo stati contattati anche da quello concorrente. Dalla primavera del 2020 ad oggi sono cambiate tante cose, abbiamo investito nell’acquisto di altri furgoni e raggiunto nuovi supermarket: ora da Pula sino a Samassi, sono quaranta».
Se oggi la loro merce raggiunge i punti vendita che distano decine di chilometri dall’azienda di Santa Margherita le sorelle Leori lo devono alla loro madre, Agnese Loi, che trentasei anni fa ha dato vita all’attività. «Tutto è nato da una serra di 300 metri quadri fatta di nylon e tavole – raccontano le fioriste -, nostra madre, dopo aver lavorato per anni nella azienda florovivaistica Dck, decise di provare, quasi come un hobby, a mettere in piedi una piccola produzione: anno dopo anno, quella piccola realtà è diventata un’azienda che oggi garantisce uno stipendio a quattordici famiglie».
C’è una cosa che la pandemia ha insegnato alle sorelle Leori: che per garantire alla loro azienda maggiore stabilità è necessario non dover contare su pochi clienti. «Sino a due anni fa il 60 per cento delle nostre produzioni era destinato agli alberghi, uno in particolare – raccontano Alessandra e Benedetta -, oggi comprendiamo che una rete di vendita simile era troppo fragile, perché basta poco per perdere un cliente e andare in difficoltà. Continuiamo a lavorare con gli hotel, a seguire il filone dei matrimoni, ma aver raggiunto la grande distribuzione per noi è stata la svolta: la pandemia, alla fine, è stata l’occasione per cambiare il nostro modo di lavorare».