Storie di donne speciali: Francesca Sanna Sulis, "la signora della seta"

08 marzo 2024 alle 19:59

Questa è la storia di una donna speciale, un’imprenditrice, stilista, educatrice, benefattrice.

Si chiamava Francesca Sanna Sulis, e tutti la conoscono come “la signora della seta”.

Nacque a Muravera nel 1716, a 19 anni si sposò con don Pietro Sanna Lecca, avvocato del foro di Cagliari, e da qui la sua esistenza fu tracciata. Studiò, si informò, chiese la collaborazione del marito, e grazie a una legge agraria che agevolava la coltivazione del gelso, creò a Quartucciu grandi piantagioni che diedero vita ai bachi da seta, il core business di un’impresa tessile che divenne tra le più importanti e famose d’Europa.

Grazie al clima mite della Sardegna, i suoi bachi si schiudevano tra il 20 e il 25 marzo, e questo le consentiva di far arrivare la sua seta sul mercato in anticipo rispetto ai concorrenti.

Poi, la qualità, la bellezza, l’eleganza delle sue produzioni, fecero il resto.

Di lei hanno scritto in tanti, Lucio Spiga, Cristina Muntoni, Anna Maria Messuti, di recente Ada Lai.

Le sue creazioni hanno vestito anche regine e principesse, Caterina seconda di Russia indossa un suo meraviglioso abito in un famoso dipinto esposto all’Ermitage.

 

Ma Francesca Sanna Sulis non è stata soltanto una manager illuminata, è stata una persona di ampie vedute e sempre all’avanguardia.

Ha dato lavoro a centinaia di operai, in prevalenza donne, e per loro ha introdotto un’importante innovazione per l’epoca: consentì alle lavoratrici di operare da casa e anticipò così lo smart working di due secoli.

Come dono di nozze, infatti, le donne ricevevano un telaio, per poter continuare a lavorare da casa per sostenere la famiglia. Inoltre realizzò il “nido aziendale” dando la possibilità alle madri lavoratrici di affidare i bambini alle suore durante l’orario di lavoro. Ancora, ha garantito il diritto all’istruzione ai figli dei dipendenti.

 

A 92 anni, era il 1808, scrisse il suo testamento: lasciò i suoi averi alle donne senza marito, all’ospedale di Cagliari per garantire assistenza e cure ai derelitti, istituì premi per i meno abbienti e donò denari per acquistare vestiti per i bambini poveri che non frequentavano la scuola proprio perché non avevano abiti adeguati. Inoltre destinò la rendita annuale di una vigna alla festa di Sant’Efisio e con 300 scudi diede disposizioni per la liberazione dei cristiani ridotti in schiavitù.

Donna Francesca morì nel 1810. In breve tempo i campi di gelso furono trasformati in frutteti e l’impresa tessile si sgretolò. Dice Lucio Spiga: “Quello che fu creato da una donna grandiosa, andò disperso da una manciata di uomini”.

La sua vita e quella di tante altre in “Storie di donne speciali”.