Storie di donne speciali: Adelasia Cocco, pioniera della medicina

08 marzo 2024 alle 10:59

Il prefetto di Nuoro aveva dapprima bocciato la sua richiesta come «sconveniente e spudorata». Adelasia Cocco, classe 1885, nata a Nuoro, s’era laureata in Medicina a Sassari da qualche mese e siccome a certi commenti era abituata - da quando, unica donna, si era iscritta ai corsi dell’Università di Pisa - non fece una piega. Ripresentò la domanda, e Sua Eccellenza, conscio di non poter brandire alcun cavillo di legge, fu costretto a firmare il foglio d’incarico. Così la dottoressa fu assunta come medico condotto a Nuoro, prima donna in Italia a svolgere questo fondamentale compito di cura e assistenza ai poveri. Era il 1913 e, già due anni dopo, ai suoi pazienti di Seuna, povere famiglie di contadini e pastori, si aggiunsero quelli di Lollove, il villaggio rimasto senza medico dopo l’uccisione del dottor Andrea Romagna, caduto in un agguato.

Le pioniere

Chi mai aveva veduto una dottoressa, da quelle parti. Lei era la seconda ragazza in Sardegna laureata in Medicina (la prima, nel 1902 a Cagliari, fu Paola Satta, di Thiesi), ma al tempo, in tutta Italia – dove peraltro il suffragio femminile era un’ipotesi vista con sospetto dalla classe politica – le medichesse erano giusto qualche decina, e tra queste Anna Kuliscioff e Maria Montessori. Pioniere che, anche nelle grandi città e nelle aree più evolute del Paese, per esercitare la professione dovevano lottare coi pregiudizi dell’opinione pubblica e dei colleghi maschi. Figurarsi, dunque, come dev’essere stato difficile conquistare il rispetto e la fiducia della gente della Sardegna più remota.

Sporcizia e malattie

Nel 1915, mentre tanti giovani partivano richiamati al fronte, la dottoressa Cocco curava vecchi, mamme sfinite dalle gravidanze e dalla fatica, bambini fiaccati dalla malnutrizione e dalle condizioni igieniche precarie. Gli anni della guerra, e molti di quelli che seguirono, furono in Italia quelli in cui si registrarono i picchi di mortalità infantile sotto i 5 anni, fino a quasi mezzo milione di piccoli, soprattutto - al netto dell’ondata di febbre spagnola - a causa delle malattie infettive allora endemiche, come per esempio la malaria, la tubercolosi e il morbillo. Cominciò lì, per quanto era possibile visto l’inesistenza di fognature e di acqua nelle case, a inculcare minime regole d’igiene nelle donne ch’erano tra le sue pazienti. In mezzo a tanta povertà e fame, lavorava come al tempo i medici di campagna: con pochi mezzi e in condizioni difficilissime.

La dottoressa al volante

Per arrivare a Lollove, villaggio a parecchi chilometri da Nuoro, percorreva a piedi o a dorso di mulo tratturi accidentati e boschi, sempre accompagnata, questioni di decoro e sicurezza, da un vecchio contadino o da un consigliere comunale. Talvolta, soprattutto di notte e col brutto tempo, servivano almeno un paio d'ore prima di giungere a destinazione, sicché - per poter arrivare prima dai suoi pazienti - decise di imparare a guidare la macchina e nel 1919, prima donna in Sardegna, prese la patente. Sarà sempre a stretto contatto con la gente anche quando, nel 1928, viene nominata ufficiale sanitario. Organizza conferenze e assemblee per le donne e spiega loro l'importanza dell'igiene per prevenire infezioni e malattie. Sette anni dopo un altro traguardo della sua carriera: viene chiamata a dirigere il laboratorio provinciale di Igiene e profilassi e curerà tante campagne di vaccinazione in tutto il Nuorese. Adelasia Cocco è morta quasi centenaria nel 1983, e si può dire che non ha mai smesso il camice bianco. La sua divisa, la sua missione.

La sua vita e quella di tante altre in “Storie di donne speciali”.