È un professore che vive isolato nel deserto del Nevada accanto alla famosa Area 51 il personaggio interpretato da Valerio Mastandrea in "Tito e gli alieni", il film di Paola Randi nei cinema dal 7 giugno.

Dovrebbe lavorare ad un progetto segreto per il governo degli Stati Uniti ma, dopo la morte della moglie, passa le giornate su un divano e ha rinunciato a cercare segnali provenienti dall'universo.

Tutto cambia, però, quando in quel posto sperduto arrivano da Napoli i due nipoti, interpretati da Luca Esposito e Chiara Stella Riccio, spediti lì dopo la morte del loro padre.

Il film affronta il tema della perdita in maniera poetica, originale e ironica, adottando il linguaggio della fantascienza. "Mi ha attratto proprio questo, il fatto di trattare un argomento ipertrattato, che è la capacità di sapersi abbandonare ai sentimenti e alle emozioni - commenta Mastandrea - in un panorama di genere cinematografico poco battuto dal nostro cinema, che è quello un po' fantascientifico, un po' lunare, diciamo. Un film molto complicato, anche in fase di post-produzione, però alla fine quella roba lì è rimasta, e questa è la cosa che conta".

E a proposito del protagonista, dice la regista: "Valerio Mastandrea era perfetto: il registro di Valerio era esattamente quello che voleva essere, cioè un misto di umanità, delicatezza, poesia e malinconia".

(Unioneonline/b.m.)
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