Opere che volevano lasciare "un segno monumentale e su vasta scala", per usare le parole di Germano Celant, ma che avevano, nella loro stessa natura, una irrinunciabile componente effimera, che forse resta la caratteristica più importante del lavoro di Christo, l'artista bulgaro-americano morto il 31 maggio a 84 anni, poche settimane dopo il critico italiano che lo aveva accompagnato nella straordinaria avventura di "The Floating Piers" sul lago d'Iseo nel 2016.

Nato nel 1935, Christo Yavachev ha conosciuto a Parigi la futura moglie e partner di lavoro Jeanne-Claude Denat de Guillebon: insieme, nel corso degli anni, sono diventati figure di riferimento per quegli artisti che intervenivano direttamente sullo spazio e sulla percezione del luogo.

(Unioneonline/F)
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