La Procura di Rovereto ha deciso di archiviare il caso del decesso del giovane ventitreenne portotorrese Gian Mario Mura, morto tra atroci sofferenze il 19 marzo scorso, in piena emergenza Covid, nella sua casa di Torbole, in provincia di Trento.

La notizia è stata comunicata ai legali della famiglia Mura nei giorni scorsi. Ora gli avvocati avranno solo 20 giorni di tempo per presentare ricorso alla decisione della Procura.

Gian Mario Mura è deceduto ufficialmente per meningite, come aveva anche stabilito l'autopsia eseguita sul corpo del giovane. Una patologia non riconosciuta al pronto soccorso di Arco, dove Gian Mario è stato dimesso per ben due volte, facendo ritorno nella propria abitazione addirittura in taxi.

Il giovane portotorrese, che da un anno lavorava in una grande lavanderia della zona, si lamentava in continuazione della febbre e dei suoi mal di testa. Inutilmente. Dopo giorni di atroci sofferenze è morto da solo nella sua stanza, dopo una telefonata disperata alla famiglia.

Per la Procura di Rovereto, però, evidentemente non ci sono elementi sufficienti per continuare il fascicolo e nessuna responsabilità provata per la morte del ragazzo.

Per i genitori e la famiglia di Gian Mario è un altro duro colpo, che aggiunge sconcerto al grande dolore. "La richiesta di archiviazione ci addolora, non ce lo aspettavamo", dice Manuela, la sorella di Gian Mario. "Siamo allibiti, faremo ricorso e daremo battaglia", afferma il padre Gavino.

Mamma Antonella, profondamente amareggiata, non ha nemmeno la forza di parlare. Ora tutto è nelle mani degli avvocati, che dovranno inoltrare ricorso e convincere il giudice.

Nel video, l'intervista a Manuela Mura e Gavino Mura, sorella e padre di Gian Mario
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