La pandemia di coronavirus, iniziata proprio in un mercato di animali vivi in Cina, rallenta ma non frena il mercato di carne di cane nel Paese asiatico.

A Yulin, dove ogni anno si tiene un festival dedicato proprio agli estimatori della carne di cane, non rallentano i consumi sebbene siano in molti a definire deprecabile la pratica di vendere, macellare e cucinare animali da compagnia a scopo alimentare.

Alcuni cani, sottratti al massacro, sono stati ricoverati in un canile di Pechino dove dei volontari si prendono cura di loro, continuando a contrastare questa "barbarica abitudine" e sperando che un giorno la gente possa ravvedersi in merito.

Di recente Pechino ha riconosciuto cani e gatti come animali domestici, pur non sancendo, di fatto, il divieto di mangiarli. La speranza degli animalisti è che siano sempre di più le aeree della Cina a cancellare questa pratica disumana e a trattare cani e gatti come amici e non come cibo.

(Unioneonline/v.l.)
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