Dopo Torre Maura, le proteste anti-rom si sono spostate a Casal Bruciato, periferia Est di Roma. Qui, dove alcuni residenti hanno impedito l'assegnazione di una casa popolare a una famiglia di 8 nomadi, CasaPound ha convocato una conferenza stampa.

Mauro Antonini, responsabile per il Lazio di CasaPound: "Discriminazione? No, perché se oggi qua fosse entrata una famiglia di filippini, che è un'altra comunità straniera, qui in Italia alla terza, quarta generazione, sono grandi lavoratori, molti sono in regola, se fosse entrata qui una famiglia di filippini non sarebbe successo tutto questo, ci sono anche comunità che si integrano da sole, senza progetti specifici, senza assegnazione delle case popolari".

Gli ha fatto eco Luca Marsella, consigliere di CasaPound a Ostia (Municipio X): "Noi non accettiamo accuse di razzismo e non accettiamo accuse di fomentare odio nei quartieri popolari. Non le accettiamo dalla sinistra e non le accettiamo soprattutto da un sindaco che dovrebbe cominciare a fare i conti con la realtà da cui è distante anni luce. Chi fomenta odio, chi crea tensioni sociali, è chi a Torre Maura porta 60 rom in un quartiere dove le palazzine cadono a pezzi".

Intanto la famiglia rom "che aveva i requisiti ed era in graduatoria è stata costretta ad andarsene scortata dai carabinieri". Il responsabile romano di CasaPound, Davide Di Stefano: "È vero, nei confronti dei rom viene condotta una discriminazione positiva. Mi spiego: esistono i fondi europei, uffici dedicati, fondi stanziati ad hoc, esistono corsie preferenziali ed è questo tipo di atteggiamento che porta poi la rabbia all'interno dei quartieri".

(Unioneonline/L)
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