Come il sistema di imprese cinesi fantasma evade il fisco in Sardegna: la ricostruzione della Gdf

12 giugno 2025 alle 10:23aggiornato il 12 giugno 2025 alle 10:23

Fatture false per 25 milioni, emesse da una società “cartiera” intestata a prestanome che, col sistema dell’apri e chiudi, aveva come unico scopo quello di far sparire i soldi ed evitare di pagare le tasse. 

Il colpo a un complesso sistema di frode messo in piedi da imprenditori cinesi è stato messo a segno dalla Guardia di Finanza di Oristano, che ha lavorato sotto la direzione della Procura della repubblica di Sassari. 

Qui, nella città turritana, aveva sede l’impresa fantasma che ha permesso l’evasione di 4,8 milioni di Iva. 

Le indagini, ancora in corso, si sono concentrate sull’individuazione e ricostruzione dei flussi finanziari legati alle operazioni commerciali della società: è emerso che  in quattro anni, dall’apertura della partita Iva, intestata a prestanome di origine cinese, fatturava vendite per milioni di euro a favore di altre imprese sparse sul territorio nazionale, per lo più cinesi,  incassava i proventi delle fatture emesse e trasferiva  sistematicamente il denaro - mediante bonifici principalmente verso l’oriente – per farlo svanire nel nulla. Poco dopo terminava il “ciclo vitale” in tempo utile da riuscire a sottrarsi ai controlli di natura fiscale che avrebbero fatto emergere le incongruenze tra le fatture emesse e la totale assenza delle dichiarazioni fiscali. 

Parallelamente è emersa l’esistenza di un circuito di imprese, tutte riconducibili al medesimo proprietario, sempre cinese, che con lo stesso sistema (apri e chiudi) si sono succedute  nell’esercizio della stessa attività commerciale, per omettere di dichiarare 2,6 milioni di ricavi, con l’evasione di mezzo milione di euro di Iva. I settori  di attività erano:  vendite al dettaglio di casalinghi, abbigliamento e bricolage, nella somministrazione di alimenti e bevande, ristorazione e telefonia. I titolari delle imprese risultavano nullatenenti mentre il reale “dominus” e i suoi parenti si facevano assumere come dipendenti.

A Sassari, Milano e Roma sono state effettuate numerose perquisizioni, tra sedi societarie e abitazioni degli indagati. Le ipotesi di reato sono:  emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, occultamento/distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, omesso versamento delle ritenute previdenziali e autoriciclaggio.