«Trent’anni fa l’Isola ha sorpreso tutti, diventando di fatto la via italiana per Internet. L’Unione Sarda è stato il primo giornale a essere pubblicato online. Bisogna tornare a quello spirito, senza programmazioni quinquennali dal sapore un po’ sovietico», dice Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente senior della Sda Bocconi, che oggi salirà in cattedra a Cagliari per parlare di crescita e sviluppo agli imprenditori iscritti a Programma US, il progetto di alta formazione del gruppo L’Unione Sarda.
La Sardegna vive una transizione economica fatta di turismo, agroindustria e nuove tecnologie. Qual è la chiave per fare il salto di qualità in questi settori?
«La vostra regione deve attirare capitali e trasformare la sua insularità in un punto di forza. Il collante può essere l’intelligenza artificiale, che è già entrata prepotentemente nel settore turistico, sta arrivando anche nel mondo dell’agrifood, dove tante imprese uniscono tradizione e modernità».
Negli Anni Novanta c’era il sogno della Zona franca: ora la fiscalità può essere la leva giusta per lo sviluppo?
«Dove è stata utilizzata ha dato risultati. Diventare un punto d’approdo del corridoio indo-arabo può essere interessante. Ma io credo che l’Isola possa essere ancora più centrale e diventare un luogo da dove le merci vengono prodotte e partono per il resto del mondo. Deve diventare il punto di riferimento per la produzione di droni marini, un settore in espansione».
L’Isola può attrarre veramente nuove manifatture e industrie digitali in un momento in cui tutti delocalizzano fuori dall’Europa?
«La produzione di commodities (i beni primari) non tornerà più. Ma le specialties (beni di consumo unici e di qualità) seguono regole diverse. Restando sull’esempio dei droni marini, che sono utilizzati per ragioni di difesa e sicurezza: non so se li acquisterei dalla Cina, partner che non si è dimostrato sempre affidabile e punta su un’elettronica a basso costo. Certo, servono tante cose per realizzare un progetto simile».
Cosa?
«Datacenter. E energia stabile».
Sul fronte energetico l’Isola è da anni al centro di un attacco speculativo.
«Senza energia si muore: gli investimenti di Cina e Stati Uniti vanno in questa direzione. Ovviamente tutto deve essere fatto nel rispetto del paesaggio: non solo per una questione morale, ma perché è conveniente da tutti i punti di vista».
Il Pnrr doveva rappresentare un’occasione unica, invece si è rivelato un flop.
«È più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago piuttosto che il Pnrr cambi l’Italia: ho scritto un libro su questo. Lo abbiamo usato per opere civili a basso impatto, dal basso valore aggiunto. Insomma: spesa pubblica tradizionale. Certo, senza Pnrr probabilmente l’Italia sarebbe in recessione, invece ora galleggiamo».
Cosa dirà agli imprenditori di Programma US?
«Che bisogna leggere nella vulnerabilità per tirar fuori il potenziale inespresso dell’Isola. Il futuro è nel turismo e nella ricettività di qualità. E nelle nuove residenze flessibili, di chi lavora da remoto e si vuole trasferire in Sardegna per viverci, non solo durante l’estate. Può diventare una nuova Irlanda, un Paese che grazie a politiche fiscali intelligenti e a investimenti delle multinazionali è cresciuto più di tutti in Europa».
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