Camera

Nuovo caso Almasri, bufera sul Governo 

«La richiesta libica di estradizione è un pretesto, arrivò dopo il rimpatrio» 

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Una richiesta di estradizione che è arrivata a rimpatrio avvenuto e, comunque, avrebbe dovuto esser messa da parte davanti al mandato di arresto emanato dalla Corte penale internazionale. Il caso Almasri continua ad agitare la politica: l’opposizione chiede al governo di riferire e il governo è fiducioso, a quanto si apprende, che alla fine Tripoli consegnerà il generale ai giudici dell’Aja, facendo così scagionare Roma.

Nordio da Mantovano

Intanto ieri mattina il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Ufficialmente un incontro sulle ricadute della manovra sul sistema giustizia e sul piano carceri, ma è ipotizzabile che si sia parlato anche della vicenda libica. Il nuovo fronte di polemica è sulla richiesta di estradizione per Almasri firmata dal Procuratore nazionale di Tripoli. Il governo l’ha definita una delle «fondamentali ragioni» che hanno giustificato la mancata consegna alla Corte penale internazionale dell’uomo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Però leggendo le carte del Tribunale dei ministri che ha indagato su Mantovano, Nordio e Piantedosi, emergono alcune incongruenze. L’atto libico è arrivato al ministero della Giustizia il 22 gennaio alle 10.39. Ma Almasri era stato rimpatriato a Tripoli il giorno precedente. E inoltre, fanno notare i giudici, il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale prevale comunque sulla richiesta di estradizione giunta dalla Libia. Dunque «laddove il Ministro (Nordio, ndr) ha cercato di giustificare la propria mancata tempestiva risposta alla Cpi e alla Procura generale con la necessità di valutare tale concorrente richiesta di estradizione, si è attribuito un potere che non gli competeva».

M5S: «Italia umiliata»

Rachele Scarpa del Pd annuncia un’interrogazione sulle «disordinate dichiarazioni del governo, che sostiene di aver espulso Almasri perché consapevoli della volontà della Libia di arrestarlo». Attacca Nicola Fratoianni di Avs: «Abbiamo scoperto ora che il governo Meloni sapeva dal 20 gennaio del mandato di arresto libico contro il torturatore Almasri. Perché allora è stato rimandato libero e con tutti gli onori a Tripoli e non consegnato, come avviene usualmente in questi casi, alle autorità giudiziarie di quel Paese?». Secondo il leader M5S Giuseppe Conte «ancora una volta il governo umilia l’Italia e l’Italia non se lo merita perché ha una grande tradizione in materia di politica estera e in materia di rispetto del diritto internazionale umanitario».

La nota verbale

Ma da ambienti di governo si obietta che, prima della richiesta di estradizione, c’era stata una nota verbale. La priorità era evitare rischi per l’incolumità degli italiani in Libia. L’unico vero errore è stato portare Almasri a Tripoli e non in un altro aeroporto, ad esempio a Tunisi, dove il suo ritorno avrebbe avuto meno enfasi mediatica. Ma la convinzione è che alla fine la Libia consegnerà Almasri alla Cpi, «a quel punto le opposizioni cosa avranno da protestare?».

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