L’Occidente diviso

Trump contro l’Europa: cambi o sparirà 

La Security Strategy: l’Ue è irrealistica su Ucraina e Nato e censura la libertà di parola 

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Washington. Donald Trump scarica l’Europa e avverte: se non cambia, rischia la «reale prospettiva di cancellazione della sua civiltà». Svelando al mondo la nuova National Security Strategy - un documento di 33 pagine all’insegna dell’America First - il presidente delinea le sue priorità e usa parole dure per il Vecchio Continente, criticandolo su tutti i fronti: dalle politiche migratorie alla «censura della libertà di parola», passando per le sue «aspettative irrealistiche» sulla guerra in Ucraina.

L’allerta di Macron

Le parole attribuite a Macron, che in privato avrebbe messo in guardia dal pericolo di un tradimento del tycoon ai danni di Kiev, sembrano dunque trovare sostanza. Risolvere la guerra fra Mosca e Kiev è un «interesse fondamentale» per gli Stati Uniti, si legge nel documento, dove però si osserva come la Nato «non può essere considerata un’alleanza in continua espansione». Affermazioni che sembrano segnalare la volontà più volte emersa di indebolire il Patto Atlantico, di cui Trump vorrebbe - secondo indiscrezioni di Reuters - che l’Europa assumesse il controllo nel 2027. Ma suonano anche come un favore al Cremlino. Nell’iniziale piano di pace di Trump per l’Ucraina si prevedeva che Kiev sancisse nella sua costituzione che non sarebbe entrata a far parte della Nato, e che l’Alleanza iscrivesse nel suo statuto che l’Ucraina non vi avrebbe aderito in futuro. E Vladimir Putin insiste da mesi sulla necessità che Kiev rinunci a entrare nel Patto Atlantico.

«Governi instabili»

Quello dell’alleanza è uno dei nodi irrisolti nelle trattative per la pace in Ucraina. Dopo la tappa a Mosca e il faccia a faccia con Putin, gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner sono impegnati con Kiev in una girandola di incontri a Miami alla ricerca di un’intesa che appare ancora lontana. Al momento nelle trattative l’Europa ha un ruolo più defilato, con Washington e Mosca che privilegiano un contatto diretto. Il Cremlino ha in più occasioni attaccato il Vecchio Continente accusandolo di ostacolare il raggiungimento della pace con «richieste inaccettabili». Nonostante questo - ha osservato - Washington e Mosca stanno facendo ugualmente «progressi», lasciando trapelare che il Cremlino intende parlare solo con gli Stati Uniti. E con il consigliere per la politica estera dello zar, Yuri Ushakov, che non esclude in un prossimo futuro un nuovo vertice Putin-Trump. A criticare il Vecchio Continente per le sue «aspettative irrealistiche» sulla guerra ucraina è anche la Casa Bianca. «L’amministrazione si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra, arroccati su governi di minoranza instabili, molti dei quai calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l’opposizione», è la bacchettata contenuta nella National Security Strategy.

Controllo dei confini

Ma i rimproveri all’Europa sono a tutto campo: «Se continua con il trend» in atto - si legge - «fra 20 anni sarà irriconoscibile», fra «le attività dell’Ue e di altri organismi internazionali che minano la libertà e la sovranità politica, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente, la censura della libertà di parola e la soppressione dell’opposizione politica». Con l’Europa destinata ad avere un ruolo marginale, la strategia nazionale di Trump guarda quindi ad altre priorità, quali l’emisfero occidentale, l’immigrazione e la Cina. «Riequilibreremo le relazioni economiche con Pechino dando priorità alla reciprocità e all’equità per ripristinare l’indipendenza economica americana», afferma il documento. Trump si impegna inoltre a «riaffermare e far rispettare la dottrina Monroe per ripristinare la preminenza americana nell’emisfero occidentale e per proteggere il Paese». Guardando a quello occidentale e mentre sono in corso raid in varie città americane contro i migranti - ultima in ordine temporale New Orleans - l’amministrazione Usa ribadisce l’importanza di avere il «pieno controllo dei suoi confini» e di volere un «mondo in cui la migrazione non è solo ordinata, ma in cui i Paesi collaborano per fermare anziché facilitare i flussi di popolazione destabilizzanti».

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