«A prescindere dalle questioni di merito, i toni e i contenuti della nota sono inaccettabili: del tutto inadeguati al ruolo dell’estensore e gravemente offensivi nei confronti del consiglio dell’Ordine degli avvocati e del suo presidente». È ormai uno scontro aperto, con parole anche pesantissime, quello tra l’Ordine forense del capoluogo e il numero uno dei giudici del Tribunale di Cagliari, Vincenzo Amato, che – intervenendo come iscritto all’Associazione nazionale magistrati – aveva contestato la richiesta degli avvocati di revocare la concessione dell’Aula magna della Corte d’appello all’Anm che, per giovedì scorso, aveva organizzato una riunione del “Comitato per il NO” al referendum costituzionale sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. «Penso», aveva scritto Amato, «che reclamare il divieto di accesso al palazzo di Giustizia al “Comitato per il no” (legittima articolazione dell’Anm), edificio che è la casa dei magistrati, degli avvocati e di tutti i cittadini onesti, sia un atto illiberale e antidemocratico». E dopo aver motivato con cura perché fosse giusto concedere quello spazio a chi, in ogni modo, affronta un tema cruciale sul futuro della giustizia, Amato aveva concluso la sua nota con ironia all’ipotesi di vietarlo: «Si potrebbe persino richiamare alla memoria un altro cartello di divieto del ventennio, che appariva sui tram milanesi, divenuto immediatamente espressione idiomatica ironica sui tentativi di ostacolare chi non segue le linee tracciate dal potere: "Vietato disturbare il manovratore”».
Consiglio dell’ordine
E proprio giovedì, mentre nel Palazzo di Giustizia si era in programma l’incontro del “Comitato per il No”, si è tenuta una riunione straordinaria e urgente del Consiglio dell’ordine forense. «Non può sfuggire a nessuno, certamente non sfugge al dottor Amato, che l’importante ruolo istituzionale ricoperto assume un rilievo che trascende il titolo scelto per firmare lo scritto», scrivono gli avvocati nella delibera, firmata dal presidente Matteo Pinna, «È inaccettabile l’utilizzo sarcastico di citazioni e riferimenti al periodo e al regime fascista, retoricamente proposti per classificare come illiberale e autoritaria l’iniziativa del Consiglio», prosegue la nota, «è ancora più grave l'insinuazione secondo cui dietro l'iniziativa istituzionale si celerebbe soltanto la “finalità sostanziale” di impedire una manifestazione sgradita perché non coincidente con le opinioni politiche personali del Presidente. Una duplice offesa: al Presidente, accusato senza mezzi termini di abusare della sua funzione; all'intero Consiglio, che ha unanimemente deliberato l'istanza».
Condanna dei toni
Gli avvocati traggono dalla nota di Amato una indiretta conferma delle loro critiche sull'uso di uno spazio istituzionale per scopi elettorali, ma soprattutto condannano i toni usati. «Si tratta di sarcasmi e insinuazioni indegni di un Presidente di Tribunale», attaccano senza mezzi termini, «che ha il dovere di rivolgersi alle Istituzioni forensi con rispetto e di non riversare gratuite offese in uno scritto pubblico, a qualunque titolo firmato». Poi l’apertura. «L'amarezza e il disappunto per le ingenerose offese», conclude il documento del Consiglio dell’ordine forense, «tuttavia non devono far dimenticare che il mondo giudiziario cagliaritano ha l'ambizione di essere, soprattutto in questi ultimi anni, un luogo di dialogo, reciproco rispetto e collaborazione, nell'interesse della giustizia e dei diritti.Quanto è successo non cancella ciò che di buono e costruttivo è stato fatto e si potrà ancora fare».
E ieri, per tutta la giornata, si sono inseguite voci di un possibile documento dei magistrati a sostegno del giudice Vincenzo Amato e per spegnere definitivamente la polemica. Ma pur attendendolo sino a tarda sera, nulla è arrivato.
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