Ore, giorni, settimane, mesi? Chissà quando Alessandra Todde deciderà di fare a meno di Armando Bartolazzi. Quel che è certo, ieri governatrice e assessore alla Sanità passeggiavano sorridenti e quasi abbracciati in viale Trento a Cagliari, davanti agli uffici della Regione. Negli ultimi giorni, le quotazioni dell’oncologo romano – basse ormai da molto tempo – hanno registrato un calo ulteriore. Coinciso con l’udienza alla Corte Costituzionale sulla riforma che ha portato ai commissariamenti delle aziende sanitarie. Todde, è emerso da fonti vicine, si sarebbe convinta a chiudere il capitolo Bartolazzi non appena la Consulta emanerà la sentenza – che tutti immaginano di incostituzionalità della legge – prevista per fine anno o per l’inizio del prossimo.
Dopo la manovra
Rimpasto rinviato, dunque. La dimostrazione di ciò che la presidente ha sempre detto: la verifica dopo la Finanziaria. Anche alla luce di quanto trapelato ieri dalle interlocuzioni di Todde con gli esponenti delle forze del Campo largo. E cioè: posto che Bartolazzi ha svolto un grande lavoro per i sardi, la presidente prenderebbe l’interim perché intende metterci la faccia, perché non c’è nulla più importante della sanità ed è stata eletta per venire a capo dei problemi. Ma perché tutto questo avvenga ci vorrà del tempo.
Il pranzo
Ieri i due pentastellati sono andati a pranzo, poi sono ritornati nel palazzo di viale Trento. Bartolazzi dovrebbe restare al timone per tutto dicembre, è trapelato. Due giorni fa, al termine del vertice di maggioranza, la presidente aveva chiarito che, «relativamente alla sanità, è importante fare in modo che ci possano essere dei cambiamenti, percorsi che stiamo aspettando da molto tempo, è importante che ci sia una governance definitiva e non commissariale, perché quella commissariale è solo di emergenza, e che si possa quindi impostare un lavoro pluriennale». Poi: «Il tema della sanità non si risolve in pochi mesi, ma ponendo dei paletti ben solidi e monitorando passaggi che devono essere fatti in anni». Vertice di maggioranza in cui si è discusso anche dei destini dell’assessorato all’Agricoltura (Todde dovrebbe nominare Agus a gennaio) e soprattutto dell’oggetto dello scontro tra Pd e la governatrice: la presidenza di Egas.
In venti mesi
Bartolazzi – cioè l’assessore già sottosegretario alla Salute in un Governo Conte, e che il M5S romano aveva chiesto alla presidente di nominare – ha sempre fatto il possibile per aiutare Alessandra Todde a mettere in campo la riforma poi impugnata dal Governo. Ma a gennaio potrebbe dover fare le valige. Se la presidente conserverà l’interim, ci vorranno mesi per un sostituto. Qualche nome circola già: il responsabile dell’organismo di governo delle liste d’attesa Luigi Minerba, il consigliere di Uniti con Todde Giuseppe Frau.
Centrodestra
Le opposizioni non restano a guardare. «La possibile revoca dell’incarico a Bartolazzi è la conferma che la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni un anno fa era più che giustificata», è il commento del capogruppo di FdI Paolo Truzzu, «peccato che l’attuale maggioranza ne abbia preso coscienza dopo un anno, ma a quanto pare non ci sarà un reale sostituto». Umberto Ticca (Riformatori) fa notare che, intanto, «i cittadini non riescono più a curarsi. I dati sono peggiorati, le emergenze sono cresciute e Bartolazzi è stato lasciato solo.
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