Sassari. A Santo Stefano ha compiuto 37 anni. Un terzo spesi nei campionati professionistici (anche la Serie B col Cosenza) e molti di più da quando ha iniziato a giocare. Per inciso, la prossima per lui sarà la partita numero 600 contando anche le stagioni in Serie D relative soltanto ai campionati. Il difensore Riccardo Idda è il rossoblù meno giovane della Torres. «Da tre anni è così, quindi diciamo che ci sono abituato. Faccio un po’ da chioccia e dispenso qualche consiglio».
Tra l’altro è uno dei rarissimi giocatori che ha indossato la maglia rossoblù in tre serie diverse, perché è stato protagonista in Eccellenza e in Serie D nel periodo 2011-13 prima di ritornare nella Penisola dove già aveva giocato per Como e Brindisi e poi è stato sempre titolare con Casertana e Francavilla.
Che anno è stato il 2025 per Idda e la Torres?
«L’anno era iniziato bene anche se la stagione scorsa non si è chiusa nella maniera giusta, ma abbiamo raggiunto il terzo posto e anche io ero soddisfatto. Quest’anno non ho iniziato bene però ora col tecnico Greco ho trovato continuità».
Vi aspettavate di trovare tante difficoltà all’inizio del nuovo progetto?
«Onestamente no, pensavamo fosse un po’ più semplice, ma quando si cambia è sempre un punto di domanda. Poi quando parti male diventa tutto più difficile».
Le era mai capitato un digiuno così lungo per la vittoria?
«No, così tanto no. Sembra banale dirlo ma serve solo il successo per riprendere a vincere, solo quello ci può dare una mano perché la vittoria gratifica quello che fai in settimana e sul campo».
Cosa ha portato il ritorno del tecnico Greco?
«Le certezze sul sistema di gioco col possesso palla e il voler fare la partita che ci contraddistingue. Prima invece facevamo fare la gara all’avversario e subivamo. Cambiando il sistema non ci siamo ritrovati, anche se l’impegno c’è sempre stato».
Sensazioni?
«Siamo sulla strada giusta per ripartire nel 2026. Sono fiducioso dopo le ultime prestazioni, i nuovi hanno potuto comprendere meglio il calcio del mister. Basti pensare alla gara contro l’Arezzo, i 30 punti di differenza non si sono notati. Penso che ora ne vedremo delle belle».
Siete l’unica squadra che non ha battuto rigori, come si spiega questa stranezza?
«In effetti l’Fvs non ci ha mai dato ragione. Ci vogliono fortuna e anche un po’ di furbizia, dobbiamo essere più bravi anche sotto questo punto di vista perché anche un rigore può portare alla vittoria».
Vi siete posti un solo grande obiettivo oppure obiettivi a tappe?
«Il primo obiettivo è ritrovare la vittoria, abbiamo uno scontro diretto e dobbiamo provare a vincere, poi sappiamo che una volta che ci sblocchiamo possiamo provare a risalire e salvarci magari senza passare attraverso i playout. Il professionismo è un bene a Sassari e dobbiamo mantenerlo».
Riprendete col Pontedera, l’unica avversaria battuta.
«Uno stimolo in più, ma non è un impegno da sottovalutare: è una squadra di giovani, sarà una partita complicata».
Cosa si augura per il 2026 come giocatore rossoblù e come persona?
«Come giocatore è aiutare la Torres a restare tra i professionisti e poi allungare la carriera. Fuori dal campo, stare bene con la famiglia è la cosa più importante».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi
