Tradizione, semplicità e convivialità. Ci aggiungi un pizzico d’estro, tempo quanto basta, compagnia il tanto giusto ed ecco che il Natale è servito! Sono questi gli ingredienti immancabili da portare in tavola per il cenone della Vigilia o il pranzo del 25, secondo i preziosi consigli degli chef sardi che puntano sul Made in Sardinia, con prodotti di qualità e suggerimenti per soddisfare anche i commensali più difficili e ogni tipo di portafoglio.
Piatti buoni e veloci
A casa Pomata niente tonno: «Mi sta uscendo dalle orecchie», scherza lo chef Luigi (Pomata), che punta su un menù di carne, con piatto forte il galletto ruspante, ovviamente locale, e ripieno variabile a seconda di gusti e disponibilità.
«Per i palati che apprezzano è ottimo con foie gras e tartufo, per chi vuol spendere meno va benissimo anche una farcitura con macinato di carne, vitello, pollo e salsiccia, magari con mortadella per dare più sapore, due uova e parmigiano. Un piatto semplice, anche perché se disossandolo qualcosa dovesse andar storto basta cucire per rimediare».
Sui primi le opzioni sono varie: «Raviolo o lasagna, con classica besciamella e mozzarella, ai frutti di mare e a chi preferisce farla di terra suggerisco un ragù d’anatra o di faraona». Immancabile la frutta secca, «che da sola fa già festa: datteri, fichi secchi e noccioline sono un must, così come l’insalata russa e un’acciughina che sul pane guttiau è una meraviglia». Per chiudere l’intramontabile panettone «con crema al mascarpone o al cioccolato, e una pallina di fior di latte che dà freschezza».
Tradizione e classici
Da Cagliari al centro storico di Oristano, con lo chef Mattia Pippia che apre le porte del ristorante Craf da Banana e offre la sua visione: «Natale è famiglia e tradizioni, anche in tavola. L’agnello con carciofi è uno dei grandi classici, pure abbastanza semplice da preparare». Per il primo via libera alla bottarga: «Mi rifaccio un po’ ai parametri della città dove sono nato, per me è un ingrediente a cui non posso rinunciare. Perfetta in abbinamento al carciofo, con cui possiamo condire fregula o pasta. In alternativa un bel raviolo di ricotta, se possibile fatto a mano, da servire con pomodoro semplice o cacciagione per chi ama i sapori più decisi».
Per aprire le danze muggine cotto in acqua e sale, per dolce seada con casizolu e miele di corbezzolo: «Essendo un po’ amarognolo crea un bel contrasto». E siccome oltre a essere chef nel locale nato da un idea di papà Salvatore (aprì il primo ristorante a Bonarcado, per poi trasferirsi nel centro storico di Oristano) è anche sommelier, non mancano i consigli per i vini: nieddera, una buona vernaccia per fine pasto e un aperitivo fresco.
Pesce e carne
Si torna nel capoluogo da Alberto Melis, fondatore di Antica Cagliari: «Per la cena del 24 possiamo scegliere tra carne e pesce. Nel primo caso il maialetto è sempre ben gradito, come primo culurgiones o malloreddus alla campidanese. In alternativa crostacei e ciò che il mare ci offre, magari con un’ottima fregula. Insomma, tradizione e semplicità».
Anche Michele Ferrara, chef di Calamosca, ha due proposte. «Per il cenone del 24 suggerisco pesce. Iniziamo con insalata di polpo e patate, cozze gratinate, per chi può un crudo di gamberi e ostriche e magari aragostelle con olio e limone, alla casteddaia. Poi pasta ai gamberi o con le cozze, per secondo un bel pesce arrosto con patate, pomodorini e olive, da sfumare con vino sardo». Al pranzo del 25 salumi e formaggi, uova ripiene e voulevant «seguiti da brodo con pastina, agnello in umido, maialetto e pinzimonio a volontà».
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