«L’efficienza degli aeroporti e il diritto dei sardi alla mobilità non c’entrano niente. La privatizzazione e la fusione delle gestioni degli scali sardi è una cinica operazione di affari, denaro e potere». Non usa mezzi termini Antonio Moro, ex assessore regionale ai Trasporti, che con la Giunta Solinas si è opposto, fino a portarla in Tribunale, all’unificazione delle società di gestione di Alghero (Sogeaal) e Olbia (Geasar). Bolla come una “pericolosa forzatura” la privatizzazione dello scalo di Cagliari, prossima a ricevere il via libera della Giunta Todde. «Consegnare le porte di accesso dell’Isola a un fondo di investimento privato», insiste Moro, che è il presidente del Psd’Az, «significa compromettere il futuro e lo sviluppo della Sardegna per avvantaggiare ben individuati gruppi economici e specifici gruppi di interesse».
Parla di interessi politici?
«Non solo a quelli. L’operazione della fusione e della privatizzazione degli aeroporti sardi è una speculazione condotta in danno dei sardi e della Regione. Peggio persino di quella che è in atto sulle rinnovabili. Tutte le contraddizioni sono alla luce del sole, ad iniziare da quella che ha visto un fondo privato di investimento avanzare unilateralmente e senza consultare la Regione, un progetto di privatizzazione di una società a capitale pubblico, quando è noto che le privatizzazioni muovono dalla decisione del pubblico di cedere quote societarie ad operatori privati. E per farlo serve una gara ad evidenza pubblica e non una trattativa tra un presidente della Camera di Commercio e un fondo di investimento privato».
La posta in gioco?
«Prima di tutto bisogna dire quali sono gli interessi in netto contrasto: sono quelli della Regione, che deve favorire l’incremento del traffico aereo e garantire il diritto dei sardi alla mobilità, rispetto a quelli del fondo F2I, che invece deve favorire la crescita dei profitti e garantire i dividendi ai suoi investitori».
Perché i diritti dei sardi sarebbero a rischio nella società unica degli aeroporti?
«Consegnare ad un monopolista privato gli scali sardi significa marginalizzare il ruolo del pubblico a tutela dei sardi, in un comparto vitale e strategico come è quello del trasporto aereo».
Quali sarebbero i pericoli?
«Primo tra tutti quello che è tipico dei monopoli e cioè il condizionamento e l’indebita pressione su chi governa per influenzare leggi e stanziamenti a proprio vantaggio anziché nell’interesse pubblico. E poi l’impossibilità della Regione di incidere nelle politiche del trasporto aereo».
Spieghi queste dinamiche.
«Sulle leggi e gli stanziamenti basti considerare che, fin dalla prima Finanziaria dell’attuale maggioranza, pesa uno stanziamento di 30 milioni per una società unica di gestione, nonostante tutti gli organismi e gli enti interessati fossero contrari. Quanto al resto, senza concorrenza nelle gestioni, il monopolista, attraverso gli oneri aeroportuali determina quali rotte e compagnie far operare e, dunque, quale tipo di traffico e di turismo promuovere a Olbia, Alghero o Cagliari. È facile comprendere come da tali scelte sarebbero influenzati in poco tempo, ad esempio, i valori di hotel e residence a seconda delle differenti capacità di spesa dei turisti inglesi o svizzeri, e di quelli provenienti dai Paesi dell’Est».
Quale ruolo resterebbe alla Regione nella gestione unica?
«Nessuno, se non quello di continuare a pagare il traffico della continuità territoriale, di assicurare i contributi per la promozione turistica che le società di gestione utilizzano per portare il traffico delle low cost e stanziare fondi per migliorare le infrastrutture aeroportuali. Quest’ultimo aspetto interessa molto a chi vuole la privatizzazione».
Perché lo afferma?
«Perché i ricchi dividendi delle gestioni sono il primo passo ma, nel mirino, ci sono già i progetti milionari e i lavori per l’ampliamento delle aerostazioni»
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