Le reazioni.

Il sindaco: non siamo abituati  a una simile violenza È stata un’esecuzione mafiosa 

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«Sembra un’esecuzione mafiosa. La nostra comunità non è abituata a una violenza del genere». Così Massimo Satta, sindaco di Buddusò commenta la morte di Marco Pusceddu, l’operatore del 118 ucciso due giorni fa proprio nel paese della Gallura. «Non lo conoscevo – continua il primo cittadino – ma trovo assurdo che una persona venga assassinata mentre è al servizio degli altri». Il problema della sicurezza per gli operatori della sanità è al centro del ragionamento del sindaco: «Sarebbe opportuno che le postazioni del 118 siano presidiate da una guardia giurata». Satta avanza poi la proposta «di accorpare le sedi del 118 con le guardie mediche per ottimizzare i costi derivanti dalle guardie giurate». Quanto agli episodi di sangue che hanno segnato il paese diversi anni fa il sindaco li bolla come eventi del passato. Ma la priorità al momento per lui è un’altra. «Voglio esprimere le mie condoglianze alla famiglia».

Lo sgomento

Chi conosceva Pusceddu non parla che bene dell’uomo e afferma, il più delle volte: «Non posso crederci, non aveva nemici». Infatti tra i conoscenti, amici, e i colleghi di Marco regna l’incredulità. Collegare il 51enne, descritto come un pezzo di pane, e l’omicidio è difficile se non impossibile. Tutti si soffermano sulle qualità umane e professionali dell’uomo allontanando lo spettro delle pallottole e della morte. «Era un bravissimo soccorritore con anni di esperienza in più sedi», dichiara Michele Masala che ha condiviso i viaggi in ambulanza tra Berchidda, Buddusò e Porto Rotondo per l’Intervol. «Una persona empatica e sempre disponibile», aggiunge Lara Virdis, presidente dell’associazione Angeli Sud Sardegna, che ha avuto modo di collaborare con Pusceddu nel corso dell’esperienza decennale con Sud Sardegna Emergenze di Iglesias. E proprio quest’ultima associazione di volontariato, sul profilo facebook, gli dedica un video introdotto da “Ciao Puxé, sarai per sempre nei nostri cuori. Grazie per questi dieci anni insieme. I tuoi colleghi, per sempre”. Nelle immagini che si susseguono Marco appare come il ragazzo della porta accanto, ritratto nella sua quotidianità di operatore del 118, all’interno del mezzo durante gli spostamenti, mentre si intrattiene coi colleghi e scherza, soprattutto sulla sua passione per il cibo. Un’inclinazione di cui dà testimonianza pure sul suo account dove abbondano le segnalazioni di eventi culinari, oltre a quelle di cani e gatti da salvare con l’adozione e qualche sporadico riferimento ad attività di parrucchiere.

Il ricordo

«Era una delle persone più buone che si possano incontrare», aggiunge Monica, ex collega che non si capacita di quanto accaduto. «Sicuramente Marco ha lasciato un bellissimo ricordo in ogni persona che ha conosciuto», conclude. «Dolce, altruista, grandi valori umani», sono le altre parole che gli dedicano coloro che hanno avuto modo di frequentarlo, anche se per poco tempo. Chi invece ha avuto modo di stargli vicino a lungo vive con dolore e commozione la notizia della scomparsa e si rifiutano di commentare, straziati dalla perdita. Restano le immagini pubblicate sui social insieme a Marco, in cui sorridono tutti, e la tragedia di un omicidio che vede come vittima quello definito come “un tranquillone”, non è concepibile.

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