«Un bonaccione, una persona sempre disponibile, mai uno screzio». Così ricordano Marco Pusceddu, freddato nella notte tra giovedì e ieri, durante il suo turno di soccorritore volontario del 118, nella sede dell’associazione dell’Intervol, in via Nenni a Buddusò. Chi poteva odiare così tanto il 51enne di Domusnovas, ma residente a Portoscuso (così scrive nel suo profilo su Facebook) da fulminarlo con alcuni colpi di pistola, quello mortale in faccia? Perché accanirsi con tanta ferocia contro un uomo che aveva fatto della solidarietà e della disponibilità verso gli altri il mantra di vita? Qua l’aggressione con il cric avvenuta il 28 aprile in una piazzola di sosta dopo il distributore di Flumentepido? Chi era l'uomo scoperto nella sede di Berchidda dell’Intervol, dove lavorava anche Pusceddu, che poi ha fatto perdere le tracce? È lo stesso che l’ha ucciso?
L’agguato
«Marco era stato aggredito mentre soccorreva un amico in una piazzola di sosta dopo il distributore di Flumentepido», racconta Roberto Pusceddu, fratello di Marco, al rientro da Sassari dove ha effettuato i rilievi di legge. «Era in condizioni disperate, trasportato al Sirai era poi stato trasferito al Brotzu, dove è stato ricoverato due mesi».
Il ricordo
Marco Usai è il responsabile della cooperativa sociale “Sud Sardegna emergenze”. «Marco Pusceddu ha lavorato nove anni con noi nella postazione di Teulada», afferma Usai, anche lui in prima linea nei soccorsi. «Era regolarmente assunto come soccorritore sino a quando, dopo il preavviso di legge, aveva deciso di licenziarsi».
Il rapporto tra Usai e Marco Pusceddu era nato quasi dieci anni fa. «Ci siamo conosciuti proprio a Buddusò, dove entrambi facevamo i volontari soccorritori, poi la decisione di aprire una nostra associazione». Usai è sconvolto. «Si è sempre comportato bene, era una persona molto tranquilla, disponibile con i colleghi, preciso, puntuale. Mai un litigio, solo qualche rara discussione su argomenti lavorativi».
Uno dei responsabili dell’Intervol di Buddusò, che non vuole il nome sul giornale, lo ricorda così: «Per me era un fratello, sono sconcertato. Era stato con noi molti anni fa, si era riavvicinato di recente».
Francesco Marongiu, è un vecchio amico, del soccorritore ucciso. «Ci conosciamo da tanti anni, mai mi sarei aspettato per lui una fine del genere. L’ho conosciuto a Portoscuso, dove si era trasferito da Domusnovas con la famiglia, in una palestra di kick boxing. Era davvero una brava persona, sempre a disposizione degli altri».
Il trasferimento
Marco Pusceddu era appena tornato al lavoro dopo un lungo periodo di assenza causato da una misteriosa aggressione. «Da febbraio di quest’anno sino al giorno dell’agguato lavorava a Berchidda come autista», racconta un collega della vittima. Dopo la convalescenza – continua – il medico competente non lo aveva ritenuto idoneo alla guida, per questo motivo era stato inviato a Buddusò come soccorritore». Non è l’unico episodio misterioso in questa vicenda di sangue e vendetta. Alcuni mesi fa, un uomo è stato scoperto nella sede di Berchidda, dove lavorava Pusceddu, all’interno del cortile. Quando è stato individuato dai volontari è sparito. Chi cercava?
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