La svolta

Hamas restituisce altri corpi,  varco di Rafah verso la riapertura 

Una delle salme non è di un rapito. Gli Usa ai miliziani: «Via le armi» 

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Le famiglie di tre ostaggi morti sono state informate dagli ufficiali dell’esercito che le salme dei loro cari erano tra i quattro corpi restituiti a Israele la sera precedente. Portando a sette su 28 il numero totale dei rapiti deceduti che Hamas deve consegnare secondo il piano Trump.

La restituzione

Le spoglie del quarto non erano di un ostaggio, bensì di un cittadino palestinese di Gerico, che - riferisce la tv Kan - ha operato insieme alle forze di sicurezza nei tunnel sotterranei ed è stato ucciso dai terroristi di Hamas un anno e mezzo fa. Probabilmente, scrive il Times of Israel, uno scudo umano usato dall’esercito israeliano per perquisire edifici e tunnel. Le autorità israeliane ritengono che Hamas abbia consegnato il corpo per errore e non intenzionalmente. In serata fonti del Qatar hanno dichiarato all’emittente al Araby che altre cinque bare saranno trasferite all’Idf. Tuttavia il valico di Rafah - tra Gaza e il Sinai egiziano - è rimasto chiuso per tutta la giornata, per il secondo giorno consecutivo, diversamente da come era previsto dall’accordo di cessate il fuoco. Una misura presa dalle autorità israeliane dopo aver accusato Hamas di non aver rispettato l’impegno di restituire i corpi di tutti gli ostaggi morti nella Striscia. Fonti del Times of Israele hanno fatto sapere che l’apertura del varco avverrà sotto la supervisione della Missione di assistenza alle frontiere dell’Unione europea. E sarà aperto sia alle persone che ai veicoli. Israele avrebbe inoltre annullato le ritorsioni contro Hamas, tra cui la riduzione della metà del numero di camion di aiuti umanitari che entrano nell’enclave.

L’avviso del presidente

Nel frattempo, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha preso una posizione netta contro le esecuzioni messe in atto dai miliziani di Hamas contro gli oppositori a Gaza e quelli che considera traditori, ossia palestinesi che hanno fornito informazioni all’esercito israeliano. «Condanniamo le esecuzioni di massa compiute da Hamas e documentate a Gaza nei giorni scorsi. Sono crimini efferati che non hanno giustificazione e riflettono l’insistenza di Hamas nel governare attraverso la forza e il terrore», ha scritto in una nota l’ufficio di presidenza, aggiungendo che, «queste violazioni devono essere fermate immediatamente e che il ripristino delle legittime istituzioni del popolo palestinese a Gaza è l’unico modo per porre fine allo stato di caos e ricostruire la fiducia nazionale».

Le rappresaglie

Dal Comando centrale Usa, l’ammiraglio Brad Cooper, ha chiesto, «con urgenza ad Hamas di sospendere immediatamente la violenza e gli spari contro civili palestinesi innocenti, sia nelle zone di Gaza che controlla sia in quelle protette dalle Idf dietro la Linea Gialla». Fin dal primo giorno di tregua, uomini armati dell’organizzazione hanno regolato i conti con gli avversari uccidendo decine di gazawi, anche in pubblico, come mostrano diversi video postati sui social dall’enclave. In alcuni filmati oltre alle esecuzioni in diretta, si vedono miliziani che trasportano sui pick up i corpi dei traditori assassinati.

L’influencer ucciso

In uno degli scontri con il clan Dughmush di Gaza City è rimasto ucciso quattro giorni fa anche l’influencer più famoso della Striscia, Saleh al-Jafarawi, conosciuto con il soprannome di Mr Fafo, noto per gli elogi a Hamas e per l’accusa di essersi intascato 13 milioni di dollari di donazioni destinate alla popolazione. In mattinata, le famiglie del sergente Tamir Nimrod,18 anni, Uriel Baruch, 35 anni, ed Eitan Lev, 53 anni, sono state informate dall’Idf che i resti sono stati identificati.

Le accuse dell’Onu

Intanto, le Nazioni Unite hanno accusato l’esercito israeliano di crimini di guerra: a Gaza continuano a essere uccisi civili, nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore cinque giorni fa. L’esercito israeliano «continua a uccidere civili» con almeno quindici palestinesi uccisi a colpi d’arma da fuoco dal 10 ottobre.

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