Il giallo

Garlasco, arriva in aula la perizia sul Dna 

Giovedì l’udienza per l’incidente probatorio: la difesa di Sempio pronta alla battaglia 

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Pavia. Si apre una settimana importante per il caso Garlasco: giovedì, a Pavia, si discuterà la perizia di Denise Albani, 90 pagine in cui la genetista incaricata dalla Gip Daniela Garlaschelli analizza il Dna maschile estrapolato da due unghie delle mani di Chiara Poggi, la 26enne uccisa 18 anni fa nella sua abitazione. Una doppia traccia genetica che per la perita è riconducibile al ceppo maschile (l’aplotipo Y) della famiglia di Andrea Sempio, 37 anni, amico del fratello della vittima, unico indagato nella nuova inchiesta per concorso in omicidio. I suoi legali sono pronti a dare battaglia.

Davanti al gip i consulenti discuteranno le conclusioni della perizia basata sui dati del lavoro del perito Francesco De Stefano nel 2014. Sempio non ha intenzione di farsi interrogare fino alla chiusura delle indagini. I suoi avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia potrebbero chiedere che l'incidente probatorio venga esteso all'impronta 33, individuata su una parete delle scale che portano al seminterrato nella villetta di via Pascoli e attribuita dagli inquirenti all’indagato: la Procura si era opposta quando analoga richiesta venne avanzata, nei mesi scorsi, dal legale della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni, scettico sulle nuove analisi. Il criminologo Dario Redaelli, consulente dei Poggi, ha rivelato di aver fatto delle indagini sui monili che Chiara indossava il giorno in cui è stata assassinata: una catenina con ciondolo a forma di dente di squalo, alcuni braccialetti, un orologio e una cavigliera che sarebbero «stati conservati come se fossero delle reliquie» dalla famiglia e finora mai analizzati. Ma ci sono dubbi sulla “catena di custodia”, ovvero la documentazione cronologica della conservazione dei reperti in questi 18 anni.

Spettatori interessati i legali di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi all'epoca del delitto che sta finendo di scontare una condanna definitiva a 16 anni di carcere per il delitto: una condanna arrivata dopo due assoluzioni e su cui si addensano non poche ombre.

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