Il Golfo degli Angeli punteggiato di pale eoliche alte centinaia di metri, i panorami da cartolina amati dai cagliaritani e dai turisti compromessi per sempre. A cascata i pesanti danni provocati al turismo, all’economia e al paesaggio. I tanti progetti eolici che minacciano il mare del capoluogo sono stati al centro della tavola rotonda alla quale hanno preso parte il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, l’imprenditrice Rosi Sgaravatti e il presidente di Federpesca Renato Murgia.

Una serie di progetti eolici minaccia il Golfo degli Angeli, campo di allenamento di Luna Rossa e motore di sviluppo per la nautica. Se fosse approvato il “Sardegna 1”, per esempio, da Cagliari sarebbero visibili 37 turbine alte 300 metri. Gli effetti su paesaggio, pesca e turismo?

Massimo Zedda (sindaco di Cagliari): «Indubbiamente negativi. In una città e un territorio che stanno crescendo sulla spinta del turismo e di nuove occasioni di lavoro legate alla tutela dell’ambiente, del mare e delle coste, sarebbe un grande problema, ne risentirebbero pesantemente tutt’e tre i settori. Mi chiedo: quali sarebbero i benefici? Non stiamo parlando di iniziative pubbliche per i cittadini, ma di interventi privati che sfruttano un ambiente e un paesaggio di straordinaria bellezza senza nessun vantaggio per la collettività determinando un’oggettiva speculazione. Le pale eoliche in alcune simulazioni si vedono già dal Poetto e altre spiagge. Ma Cagliari si sviluppa in altezza, quindi l’impatto sarebbe importante, si vedrebbero molto più di quel che mostrano le simulazioni, macchierebbero i panorami meravigliosi che si possono godere da Castello,Tuvumannu, Tuvixeddu, San Michele, Monte Claro, Calamosca, Sant’Elia, la Sella del Diavolo. Dalla terrazza del Bastione di Saint Remy, per capirci, sarebbero visibilissime».

Rosi Sgaravatti (imprenditrice e presidente dell’associazione italiana costruttori e professionisti del verde): «Qualcosa si deve fare per garantire un futuro alla Terra, le energie pulite sono importanti, ma credo che mettere le pale eoliche nel Golfo degli Angeli non sia la scelta migliore. Penso che ci siano degli angoli di Sardegna che le potrebbero accogliere senza creare grandi problemi, magari in zone degradate, sicuramente non nel mare su cui si affaccia il capoluogo».

Renato Murgia (presidente regionale di Federpesca): «L’impatto sarebbe catastrofico. Sicuramente dannoso per il turismo, devastante per le flotte che non potrebbero più pescare in zone che oggi sono strategiche. Bisogna tener presente che le turbine saranno “protette” da zone di rispetto dove sarà vietata tassativamente la navigazione. La pesca oggi in Sardegna coinvolge 11mila persone e fattura oltre 100 milioni, il 70 per cento nel mercato all’ingrosso di Cagliari. I cavi per trasportare l’energia creeranno altri problemi e si sommeranno ad altre reti per il trasporto di dati che si snodano sul fondale».

Avete incontrato i rappresentanti delle aziende che propongono i progetti?

Zedda: «Non varcano la porta dei Comuni perché l’interesse a illustrare, raccontare e correggere i progetti è pressante solo quando nei Municipi c’è un potere decisionale specifico, che oggi è da altre parti. Siamo davanti a iniziative che hanno le sembianze di nuove servitù e non abbiamo armi per difenderci».

Sgaravatti: «Ovviamente nessuno ha bussato alla nostra porta per illustrarci le carte. Se fosse accaduto, avrei fatto presente che questi progetti possono probabilmente trovare un’altra sede che crei meno problemi».

Murgia: «L’incontro è avvenuto durante una riunione del Comitato pesca. In quella sede abbiamo espresso all’unanimità un parere negativo basato sui gravi danni che causerebbero al settore e sui rischi per la sicurezza sollevati dalla Direzione marittima di Cagliari e Olbia. I parchi Nora 1 e Nora 2 ostacolerebbero la rotta delle navi, anche se le società che li vogliono impiantare hanno sostenuto il contrario».

Dove sistemereste i nuovi parchi eolici e fotovoltaici?

Zedda: «Nelle zone già compromesse. Confartigianato ha fatto uno studio interessante sulle superfici dei tetti dei capannoni industriali e artigianali – a disposizione ci sono anche quelli pubblici – che potrebbero essere foderati di impianti fotovoltaici. Sarebbe un contributo consistente per ottenere energia da fonti rinnovabili senza causare danni. Bisognerebbe incentivare il fotovoltaico per i privati e l’idroelettrico. Uno studio recente sostiene che di quest’ultimo può essere raddoppiata la produzione. Aggiungo che sarebbe utilissimo adottare alcuni accorgimenti per il risparmio energetico».

Sgaravatti: «Noi abbiamo messo il fotovoltaico sui tetti dell’azienda per soddisfare le nostre necessità. I grandi impianti non li collocherei vicino alla basilica di Saccargia o alla reggia nuragica di Barumini, mai in prossimità di monumenti e paesaggi che rappresentano la nostra storia. Sarei favorevole a installarli in zone degradate».

Murgia: «In mare non abbiamo zone degradate, quindi dobbiamo individuare spazi che non penalizzino la pesca e il traffico mercantile in generale. Bisogna capire qual è il ritorno per i sardi di una scelta che ha riflessi gravi. Faccio un esempio banalissimo: a venti chilometri da Cagliari c’è la Saras che ha un impatto ambientale pazzesco, nonostante ciò paghiamo il gasolio al prezzo più alto d’Italia. Vogliamo proseguire su questa strada anche con le energie rinnovabili? Un Comune che deve aprire un piccolo sbocco a mare in una laguna ostruita dalla sabbia deve sottoporla alla Valutazione d’impatto ambientale che, se va bene, porta via due anni. Queste società invece hanno una corsia preferenziale per turbine eoliche alte 300 metri. Vi sembra giusto?».

Come si può bloccare la speculazione?

Zedda: «L’errore della Sardegna ai tempi della Giunta Solinas è stato attendere troppo tempo per varare norme stringenti. Il Governo Draghi ne ha approfittato sottraendo la responsabilità dell’iter autorizzativo a Regioni, Comuni e Città metropolitane. Da soli siamo destinati alla sconfitta. Il problema è nazionale, lo condividiamo con la Puglia e la Sicilia, Ravenna non è da meno, così tante altre regioni: bisogna fare un referendum per far sì che l’energia sia pubblica, sul modello di quello fatto a suo tempo per l’acqua. È indispensabile restituire alle comunità la possibilità di decidere. Oggi il sistema degli enti locali ha la stessa voce in capitolo di una qualunque associazione che presenta un’osservazione al progetto. Se dobbiamo costruire un’autonomia energetica, valutiamo come ottenerla. Nessuno è contrario alle rinnovabili, è giusto che ci sia un approvvigionamento energetico per i sardi e le aziende locali in relazione ai consumi, ma se i chilowattora prodotti da privatissime multinazionali andranno a beneficio di altri avremo in casa un’altra servitù. Bisogna fare attenzione all’eolico a terra: la corsa ad accaparrarsi i terreni per impiantare le turbine rischia di costare cara alle imprese agricole. Un referendum nazionale metterebbe ordine in questa confusione. Dalle Regioni dovrebbe partire la mobilitazione, sono sicuro che il Governo non ignorerebbe milioni di firme. Altrimenti temo che questi colossi riusciranno a fare ciò che vogliono, infilandosi nelle pieghe delle leggi, come è già accaduto».

Sgaravatti: «Non so quale sia la strada giusta. Sono un po’ titubante sui tempi del referendum, ho dubbi sull’esito finale. Sarei per una trattativa con lo Stato con l’obiettivo di far capire i nostri problemi specifici e trovare una soluzione».

Murgia: «Da soli non abbiamo la forza per essere interlocutori dello Stato. L’unione delle Regioni è fondamentale, se portasse in dote un paio di milioni di voti sarebbe più semplice farsi ascoltare. Non possiamo essere lasciati fuori dal processo decisionale sul nostro territorio, però è ciò che sta avvenendo».

In attesa del referendum la speculazione spingerebbe sull’acceleratore. In campo ci sono la proposta di legge Pratobello e un esposto presentato alle Procure sarde per la violazione delle norme sulla tutela del paesaggio: come li valutate?

Zedda: «Trasformerei la Pratobello in un’iniziativa nazionale, replicata con numeri molto più grandi, su un tema trasversale agli schieramenti. Sono convinto che basterebbe l’annuncio dell’avvio delle procedure per il referendum per incidere sulle scelte del Governo. Considerata l’ubicazione delle pale così vistosa, credo che ci siano dei rilievi anche per le norme europee che tutelano il paesaggio. Il vero nodo però è il futuro: abbiamo già visto cosa è accaduto in passato, ci hanno lasciato devastazione e costi per le bonifiche, miniere e cave da ripristinare, inquinamento delle falde, capannoni abbandonati, l’illusione dell’oro a Furtei. Pensate solo ai costi futuri per rimuovere le pale: chi se li sobbarcherà?».

Sgaravatti: «Bisogna salvaguardare l’ambiente, eliminare il carbone, non mi spaventa la nuova generazione di piccole centrali nucleari ultrasicure. Nel frattempo, non sarei contraria a seguire la linea espressa con 210 mila firme per la legge Pratobello».

Murgia: «Andrei avanti con la raccolta delle firme per il referendum e tutte le iniziative già in campo, le cose non contrastano tra loro».

Tutti dicono: «Non sono contro le rinnovabili, ma…».

Zedda: «...devono essere fatte dal pubblico a beneficio delle imprese, dei cittadini e delle cittadine, non per arricchire qualcuno che distrugge il nostro paesaggio».

Sgaravatti: «...vanno realizzate con cognizione di causa per un’effettiva tutela dell’ambiente».

Murgia: «...sono contro la distruzione delle nostre inestimabili risorse ambientali».

Enrico Fresu

Fabio Manca

Paolo Paolini

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