Alle 19.34 del 23 novembre 1980 una forte scossa di terremoto, di magnitudo 6.8, devasta la Campania centrale e, in particolare, le province di Avellino e Salerno, e parte della Basilicata e della provincia di Foggia.

I morti, secondo le stime più attendibili, sono 2.914, 280mila gli sfollati e quasi 9mila i feriti.

La dimensione della tragedia non si comprende subito, dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni impedisce di lanciare l'allarme.

In totale, i Comuni che hanno subito danneggiamenti sono 506, con crolli che si registrano anche a Napoli e Matera.

Ad aggravare gli effetti della terribile scossa ci sono i ritardi nei soccorsi, causati dall'isolamento geografico delle aree coinvolte, dal cattivo stato delle infrastrutture della zona e dall'assenza di un'organizzazione di protezione civile.

Due giorni dopo la tragedia l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, si reca sul posto e, di ritorno dall'Irpinia, in un discorso in diretta tv denuncia le inadempienze dei soccorsi, che sarebbero arrivati in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni: "Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi".

(Unioneonline/F)

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