È una bomba quella alla base della strage sul treno Napoli-Milano: 16 i morti dell’attentato avvenuto il 23 dicembre 1984.

All’altezza della Grande galleria dell’Appennino, poco dopo la stazione di Vernio, in Toscana, il rapido 904, carico di viaggiatori dato l’approssimarsi del Natale, viene investito da un boato.

L’ordigno, azionato da un radiocomando, è sulla nona carrozza ed è stato piazzato durante la sosta alla fermata di Santa Maria Novella.

Azionato il freno d’emergenza, il treno, con i finestrini esplosi, si blocca e il controllore chiama i soccorsi da un telefono presente in galleria.

Tra le vittime c’è anche un bambino, Giovanni De Simone, che ha solo 4 anni.

Nel marzo dell’anno successivo vengono arrestati Guido Cercola e Pippo Calò: nel loro "covo" romano viene trovato del materiale compatibile con quello usato per l’attentato.

Su quel convoglio viaggiava anche una famiglia cagliaritana, quella composta da Claudio Tumatis, la moglie e due figli. Solo l’uomo e uno dei bambini restano feriti, ma in modo non grave.

(Unioneonline/s.s.)

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