Nome di battaglia: "Osvaldo". Segni particolari: editore, attivista e partigiano.

È il 14 marzo 1972 quando, a Segrate, viene trovato il cadavere di Giangiacomo Feltrinelli. Un passante, che cammina insieme al suo cane, chiama i carabinieri.

Addosso quell'uomo ha dei documenti con il nome di Vincenzo Maggioni: si pensa subito a un incidente, forse stava cercando di salire sul traliccio alla base del quale è stato rinvenuto.

Ma in qualche ora di indagine si scopre la verità: sono documenti falsi, e quel corpo appartiene a uno dei più grandi editori d'Italia.

Era nato a Milano nel 1926 e aveva fondato la casa editrice alla fine del 1954. Ma all'attività lavorativa affiancava anche la sua vicinanza alle organizzazioni armate di sinistra, nell'obiettivo di una sorta di rivoluzione.

Le sue tracce portano anche in Sardegna, quando, nel 1968, era arrivato per prendere contatti con gli ambienti indipendentisti. L'intento, secondo quanto emerso dai documenti scoperti nel 1996 dalla Commissione stragi, era quello di creare una Cuba nel Mediterraneo.

Per questo sembra che avesse preso contatti con Graziano Mesina, ottenendo però un rifiuto.

Ma la morte di Feltrinelli resta legata a un mistero: sia il movimento studentesco milanese sia un altro gruppo di intellettuali sostenevano che l'editore fosse stato ucciso, non che fosse rimasto vittima di un incidente. Il quotidiano Potere Operaio lo aveva anche definito "un rivoluzionario caduto nella guerra di liberazione dallo sfruttamento".

Una ricostruzione di quanto accaduto è stata ritrovata su alcuni nastri recuperati in un covo delle Brigate Rosse a Robbiano di Mediglia. Ernesto Grassi, interrogato dai brigatisti, racconta: "All'inizio Osvaldo ha i candelotti di dinamite (della carica che serviva a far saltare il longherone centrale) in mezzo alle gambe... Si trova impacciato nella posizione, impreca. Sposta i candelotti, probabilmente sotto la gamba sinistra e, seduto con i candelotti sotto la gamba, in modo che li tiene fermi, sembra che prepari l'innesco, cioè il congegno di scoppio. È in questo momento che quello a mezz'aria sul traliccio sente uno scoppio fortissimo. Guarda verso l'alto e non vede nulla. Guarda verso il basso e vede Osvaldo a terra, rotolante. La sua impressione immediata è che abbia perso entrambe le gambe. Va da lui immediatamente e gli dice: 'Osvaldo, Osvaldo...'. Non c'è... è scoppiato...".

L'intento, insomma, sarebbe stato quello di portare a termine un attentato al traliccio per provocare un ampio black-out a Milano.

Il funerale di Feltrinelli si è svolto al Cimitero Monumentale il 28 marzo 1972.

(Unioneonline/s.s.)

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