In simultanea, come una resa dei conti parallela, da una parte la guerra per il governo, dall’altra uno scontro titanico tra poteri dello Stato sulle pale eoliche nel proscenio della Basilica di Saccargia. Nell’aula di Palazzo Madama Mario Draghi ieri mattina invoca pieni poteri, per gestire conti pubblici e invasione eolica in terra di Sardegna, dall’altra, invece, alla stessa ora, schierava l’avvocatura dello Stato per difendere quell’atto unilaterale a sua firma con il quale ha imposto 27 ciclopiche pale eoliche nel proscenio della celebre Basilica, esclusivo simbolo sacro e paesaggistico del nord dell’Isola. I Giudici del Tar, riuniti ieri mattina in Camera di Consiglio, nella sede storica di Piazza del Carmine a Cagliari, sanno perfettamente il peso della causa intentata dalla Regione sarda contro la decisione del Presidente del Consiglio dei Ministri.

La Regione non ci sta

In ballo non c’è solo un atto adottato da Draghi contro il parere di Regione e Ministero dei Beni culturali. Il vulnus più delicato è quello che riguarda un evidente scontro tra poteri dello Stato, da una parte quello esecutivo, dall’altra quello giudiziario. Lo scrive a chiare lettere il ricorso della Regione Sarda, vergato dal numero uno dell’Avvocatura Generale Mattia Pani e dai colleghi Andrea Secchi e Giovanni Parisi. Uno schieramento in forze degli avvocati della Regione che dimostra uno scontro durissimo della Regione contro Palazzo Chigi.

È scritto senza mezze parole nel ricorso depositato al Tribunale Amministrativo Regionale: con il via libera a quell’impianto eolico il Governo ha scelto di andare contro le sentenze del Tar Sardegna e del Consiglio di Stato, che lo stesso progetto avevano bocciato senza appello. Mario Draghi, sospinto dalla mai sopita logica dei pieni poteri, aveva deciso “motu proprio” di approvare il piano della Erg, la società dei petrolieri convertita al vento, che voleva innalzare in quel proscenio sacro di Saccargia 27 nuove pale eoliche alte ognuna la bellezza di 200 metri, quasi un grattacielo da 70 piani, in pratica i più alti edifici mai pensati in Sardegna, tutti a ridosso dello skyline di quel territorio.

La decisione del Presidente del Consiglio, secondo quanto emerge dal ricorso della Regione, mette in luce un vulnus senza precedenti: il decreto del governo ignora, anzi, contrasta totalmente con le decisioni dei Giudici che avevano ritenuto quel progetto “invasivo” su un’area tanto sensibile quanto tutelata. La decisione del Governo aveva di fatto stravolto due sentenze, una del Tar e una del Consiglio di Stato, praticamente un giudizio inappellabile. La Regione aveva due strade: accettare l’imposizione dello Stato oppure ricorrere contro quella decisione con l’obiettivo di ripristinare sia le sentenze della giustizia amministrativa e soprattutto tutelare lo Statuto autonomo e le prerogative costituzionali di una Regione speciale. Ieri mattina al Tar è andata in scena la prima udienza di una causa che si annuncia “rilevante” e “complessa” come hanno da subito fatto rilevare i Giudici che, ancor prima di dare fuoco alle polveri delle parti costituite, hanno fissato una data per affrontare il merito del fascicolo giudiziario.

Resa dei conti

La Regione aveva chiesto un pronunciamento immediato dei Giudici per imporre lo stop alla Erg, che da anni cercava di imporre quel progetto. I magistrati hanno preferito fissare una data ravvicinata per entrare subito nel merito fissando per il nove novembre l’udienza di merito, per decidere se il Governo poteva o meno ignorare le sentenze di Tar e Consiglio di Stato, con la netta opposizione di Regione e Ministero dei Beni Culturali. Nel corso dell’udienza di ieri i Giudici hanno dato per scontato che la società bloccherà sino a quella data ogni azione per la realizzazione di quel progetto. Se dovesse agire i magistrati si sono detti pronti ad intervenire se la Regione dovesse chiederlo. Per adesso Draghi è dimissionario, senza appello, mentre l’assalto eolico a Saccargia si deve fermare.

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