La Grecia annuncia che non ripianerà il suo debito con il Fondo Monetario internazionale.

Il governo di Atene non sarà infatti in grado di pagare le rate del prestito del Fmi entro il 5 giugno semplicemente perché non ha i soldi per farlo.

"Le quattro rate per l'Fmi - spiega in tv il ministro dell'Interno Nikos Voutsis - a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perché non c'è".

Parole nette che accrescono l'ansia attorno al dossier greco.

E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e l'istituzione di Washington si registra un drammatico impasse.

Secondo molti osservatori, se la Grecia non fosse nell'Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo, avrebbe già fatto la fine dell'Argentina di qualche anno fa.

Ma lo scenario è come noto radicalmente diverso. In gioco, infatti, non c'è solo il default di un Paese ma la cosiddetta Grexit, con gli effetti sulla tenuta dell'intera area della moneta unica.
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