I magistrati di Tempio hanno sul tavolo due confessioni di Emanuele Ragnedda, ma non bastano. Il delitto di Conca Entosa non è un caso chiuso. Ieri, mentre veniva preparato il secondo drammatico interrogatorio dell’uomo che ha ucciso Cinzia Pinna, i carabinieri hanno lavorato nella tenuta e nei vigneti di Ragnedda, nella sua casa di Baia Sardinia e a Palau.

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L’imprenditore continua a rispondere a tutte le domande degli investigatori ma questo non basta a sciogliere tutti i nodi della tragica fine di Cinzia.

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Cinzia Pinna, una donna esile e fragile, è stata uccisa (a quanto pare con un colpo alla testa) e poi il suo corpo scaricato da un carrello. Quando è arrivata a Conca Entosa la donna indossava pantaloni e forse un altro indumento, che non sono stati trovati dagli investigatori nella casa dove è stata freddata con diversi colpi di pistola.

Stando a indiscrezioni il corpo di Cinzia Pinna, al momento del ritrovamento, era coperto solo da una maglietta.

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Sul tavolo, come ipotesi, c’è anche una avance sessuale respinta da Cinzia Pinna o una violenza a sfondo sessuale.

L’articolo completo di Andrea Busia su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital 

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