Si dice spesso che il mondo oggi è molto più complesso di un tempo. Mancano punti di riferimento, valori condivisi da tutti, ogni forma di autorità è messa in discussione. In questo contesto il mestiere dei genitori è sempre più ostico anche perché è sempre più difficile riuscire a trasmettere valori e principi ai propri figli.

I genitori spesso si ritrovano isolati in una società che offre modelli alternativi che li contraddicono, modelli che parlano un'altra lingua e dettano priorità diverse ai giovani. Allo scontro generazionale di un tempo si è quindi sostituito un vero e proprio distacco tra le generazioni che rischiano di non riconoscersi più.

Per il giornalista Antonio Polito siamo di fronte a un cambiamento epocale che mette a rischio la stessa genitorialità così come l'abbiamo conosciuta per tantissimo tempo. Per questo l'invito rivolto a tutti i genitori è quello che dà il titolo al suo ultimo libro: "Riprendiamoci i nostri figli" (Marsilio, 2017). Sorge però una domanda spontanea: ma uno dei temi dell'educazione attuale non è proprio l'eccessiva presenza di padri e madri nella vita dei loro pargoli?

"Il tema dell'eccesso di presenza dei genitori nella vita dei figli, i genitori iperprotettivi che fanno i 'sindacalisti' della loro prole è uno dei due grandi aspetti della crisi della genitorialità odierna. Io ho scelto di parlare dell'altro aspetto: oggi i genitori, anche quelli migliori, che sentono il bisogno di partecipare attivamente all'educazione dei loro figli, che hanno anche la volontà di trasmettere valori e saperi ai giovani, si trovano a dover fare i conti con una società che lancia messaggi diversi, spesso in contraddizione con quelli insegnati in famiglia. Pensiamo solo al fatto che spesso noi diciamo ai bambini di studiare e impegnarsi e poi a scuola scoprono che anche se non studiano si viene promossi lo stesso. Insomma ho voluto parlare della solitudine di quei genitori che vogliono educare e devono fare i conti con un ambiente 'ostile' attorno a loro".

Questa solitudine dei genitori è cresciuta negli ultimi anni?

"Personalmente sono diventato padre in due momenti diversi della mia vita, con quindici anni di distanza tra un momento e l'altro. È passata una generazione durante la quale il mondo è cambiato, sono arrivati i social ed è mutato il modo con cui i giovani si confrontano con il resto del mondo. Per i genitori oggi è quindi molto più dura perché devono fare i conti con 'agenzie' educative alternative che hanno molta influenza sui ragazzi".

Come fare per rompere questo isolamento genitoriale?

"I genitori devono cercare degli alleati. Prima di tutto padre e madre devono essere alleati tra loro, condividere e mettersi d'accordo sulle cose essenziali, irrinunciabili. E devono mettersi d'accordo sulle cose essenziali anche con i genitori degli amici dei propri figli. La pressione dei coetanei influenza molto i ragazzi e quindi bisogna cercare di creare un'alleanza tra i genitori di un gruppo di amici oppure tra i genitori di compagni di classe. E poi io propongo una nuova alleanza educativa tra genitori e scuola, ma anche tra genitori e media, una alleanza in cui i padri e le madri facciano sentire la loro voce e non accettino più supinamente messaggi contrari all'educazione che si vuole trasmettere. Insomma dobbiamo impegnarci come genitori in una vera e propria battaglia culturale".

In che senso?

"Nel senso che la nostra società oramai passa un messaggio contrario all'educazione dei giovani. Un messaggio che dice che la gioventù è l'età d'oro della vita, nella quale bisogna fermarsi il più possibile perché è l'età della libertà, dove tutto è permesso. È una grande fesseria che però rende inutile il ruolo degli educatori, il cui compito è traghettare i giovani nell'età adulta. Nella nostra società, però, oramai sono gli adulti che tendono a fare i ragazzi…".

Ma riusciremo a lasciare qualcosa in eredità ai nostri figli pur in questa situazione così difficile?

"L'obiettivo che dobbiamo porci come genitori è essenzialmente quello: trasmettere un'eredità. Non dobbiamo prima di tutto mirare a che facciano carriera oppure vadano bene a scuola. Dobbiamo trasmettere due cose: la capacità di discernere il bene dal male, perché non è vero che tutto è relativo e che il male per una persona può essere il bene per un'altra. Poi dobbiamo trasmettere il senso del bello, la capacità di apprezzare la bellezza che è la cosa più importante della vita. Se da bambini e da giovani si impara ad apprezzare la bellezza in tutte le sue forme – morale, estetica, paesaggistica, culturale – questo insegnamento durerà poi per tutta la vita. E un essere umano che ha come Stella Polare la bellezza sicuramente sbaglierà di meno nel corso della sua esistenza".
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