“Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo di uomo che indica le persone che non gli piacciono un po’ come se fossero dei topi d’appartamento e il suo indice una torcia della polizia”. È vero, a Ove non piacciono le persone. Lui è un tipo preciso, scandisce i ritmi della sua giornata in maniera metodica: sveglia puntuale alle sei meno un quarto del mattino, la caffettiera con l’esatta quantità di caffè e l’ispezione giornaliera nel quartiere dove abita: “Ove è il tipo di uomo che verifica lo stato delle cose tirando loro dei calci”.

Lui controlla scrupolosamente che nessuno parcheggi dove è vietato e segna su un taccuino le targhe delle macchine, telefonando i proprietari per ammonirli. La sua è una questione di principio, perché il mondo ha bisogno di ordine e disciplina. Non si fida della tecnologia, delle telecamere o dei computer e non è nemmeno un tipo da mutui e prestiti. Ove non fa debiti: ha lavorato, non è mai stato malato neanche un giorno in vita sua, ha dato i suoi contributi allo Stato e si è preso le sue responsabilità. È andato in pensione anticipatamente contro il suo volere. Non capisce perché la gente non vede l’ora di andare in pensione e divenire quel che lui definisce un peso per la società: “Chi può sognare una cosa del genere? Tornarsene a casa e aspettare di morire. O, peggio ancora, aspettare che qualcuno venga a prenderti e tu metta in una casa di riposo perché non sai più badare a te stesso”.

Ove non sopporta il fatto di dipendere dagli altri. Ha un gatto che lui definisce disgraziato e brutto, perché spelacchiato e perché era il gatto che voleva la moglie, non lui. Sonja è morta a causa di un tumore e lui si è ritrovato solo. E da quando è rimasto vedovo, la sua vita ha perso il senso: “Quando si perde qualcuno a cui si voleva bene, si sente la mancanza di cose bizzarre. Piccoli dettagli. Il suo sorriso. Il modo che aveva di girarsi nel letto quando dormiva. Tinteggiare le pareti per lei”.

Tutti i giorni le compra dei fiori: rose rosa, le preferite di Sonja e va a trovarla in cimitero. Indossa gli abiti che a lei piacevano, e si ferma davanti alla sua tomba, prendendo a calci la terra. Le parla e le racconta le sue giornate, accarezzando la lapide con un tocco lieve: “Non va bene girare per casa tutti i giorni da solo, se tu non ci sei. Ti dico solo questo. Così non si può vivere”. È morta da sei mesi, ma lui continua a controllare i radiatori della casa, per appurare che lei non abbia alzato il riscaldamento di nascosto. Ove non sa da quando ha iniziato a diventare così silenzioso e diffidente verso gli altri, sa solo che non permette a nessuno di comunicare con lui, perché ha paura che il rumore delle chiacchiere offuschi il ricordo della sua amata: “Era un uomo in bianco e nero. E lei era il colore. Tutto il suo colore”. Per questo ha deciso di farla finita e di programmare la sua morte, così da poterla raggiungere, ma l’arrivo dei nuovi bizzarri e caotici vicini gli scombineranno tutti i piani, per restituirgli un nuovo senso di vita.

IL LIBRO – “L’uomo che metteva in ordine il mondo” è un romanzo del giornalista, Fredrik Backman, edito da Mondadori.
È un libro ironico e allo stesso tempo emozionante. Il personaggio di Ove, per quanto possa sembrare ruvido e brusco, nasconde un commovente senso di amore che supera la morte. La perdita di una persona cara e la sofferenza che ne deriva, comporta una ristrutturazione della propria identità e una riorganizzazione delle abitudini di vita. Si tratta di una realtà spesso difficile da accettare, proprio perché l’elaborazione di un lutto e le sue fasi, alternano incredulità, rabbia, tristezza e solitudine.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Tuttavia, nella fase di riorganizzazione, diviene importante il sostegno sociale, soprattutto nei confronti delle persone anziane. Stessa funzione che i vicini ricopriranno per Ove, perché la sua storia è la storia di chiunque sia entrato in contatto con il dolore della perdita, che sembrava aver precluso ogni ragione di vita, per poi riscoprire la speranza di ricominciare.

DANIELA FRIGAU

© Riproduzione riservata