I comunisti, a dispetto del blaterare di Silvio Berlusconi, neppure in piena tempesta ormonale mangiavano bambini ma lasagne a quattro strati con abbondante ragù bolognese. Tra balle e verità, il Cavaliere aveva resuscitato persino la destra più a destra e sepolto il Pci, ma non la parentela più o meno sinistrosa, indefinita e indefinibile. Companeros del dondolo che campicchiano attaccati al cordone elettorale grillino e al biberon di acquetta sciroppata di Matteo Renzi. «Offriamo al Paese una forza per voltare pagina. Questo è un Governo che si fonda sulla capacità del confronto e soprattutto per chiudere la stagione dell'odio, che forse serve a qualcuno per prendere voti ma non serve agli italiani. È il tempo del lavoro, della crescita, dello sviluppo, della green economy, degli interessi generali del Paese, del rinnovamento dell'Europa»: parole di Nicola Zingaretti, segretario Pd, nel settembre 2019. Ad oggi, anche al netto del coronavirus, dell'odio che non è amore e del sole pallido dell'avvenire, sono rimaste quattro note e un paio di scarpe rotte. Lavoro zero, sviluppo altrettanto. In tasca agli italiani è entrato meno di niente. Dal verde padano siamo passati al rossiccio zingarettiano tra il frinire dei grillini e una spruzzata di Iv: colori e profumi. Di Boschi.

ANTONIO MASALA
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