S iamo tutti frastornati, storditi. Un po' di silenzio, per carità. Ognuno al suo posto, tutti a posto e sul tasto giusto. Gli imbianchini rindossino le tute e i virologi i camici, pensiero recuperato da Norberto Bobbio. Diciamo basta reprimendo senza pietà chi imperversa sui social (e non solo) e chi veleggia tra la medicina e l'ingegneria confondendo il ponte dentale con quello stradale. Cancelliamo i tanti odiatori e chi sale in cattedra senza aver trascorso neppure dieci minuti negli ultimi banchi delle elementari. Un amico del tempo che fu etichettò così uno dei tanti “so tutto mi”: modesto artigiano del sapere, parla di cose che non capisce in una lingua che non conosce. Stupendo. Apprezzo l'artigiano purché dotato non solo di un certo talento o di qualche abilità ma anche di una morale che in questi tempi da coronavirus andrebbe recuperata. Stare a casa è un obbligo come mettere in produzione il cervello per eliminare le notizie false e quel dalli all'untore che riporta al peggio dell'era manzoniana. Basta, siamo andati oltre. È tempo di bloccare gli assatanati e mettere fuori gli scollegati dal buon senso. Lasciamo fare a chi è del mestiere, ascoltiamo chi se ne intende. Togliamo la parola a chi inventa, chi manipola, chi applaude anche quando il silenzio sarebbe più dignitoso.

ANTONIO MASALA
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