A Mont'e Prama dopo il mondo che ragiona atterra la poesia che aiuta a ragionare. Salvatore Quasimodo nel “Lamento per il Sud” racconta l'amore per il Sud tradito come si può raccontare la Sardegna di sempre e il Sinis di oggi. «E questa sera carica d'inverno è ancora nostra, e qui ripeto a te il mio assurdo contrappunto di dolcezze e di furori, un lamento d'amore senza amore». I versi che chiudono la poesia del premio Nobel per la letteratura fanno capire quanto forte sia il legame dei Giganti alla madre terra cabrarese. Un lamento che riflette e ripete antichi e nuovi furori, vecchi rancori e amori traditi. La legittima rivolta di Cabras contro il tentativo di trasferire i Giganti riporta a una considerazione logica, di buon senso: i Giganti starebbero bene dovunque, a New York come a Londra o a Cagliari ma stanno divinamente a Cabras. Ritorneranno più belli di prima, rassicura il ministro Franceschini. Sarà, ma se il maquillage si fa in riva allo stagno sarà tutto più bello. Da Mont'e Prama emerge un'altra questione, imponente come i Giganti: non solo i cittadini ma anche i sindaci (il che preoccupa) hanno perso la fiducia in uno Stato che dice una cosa e ne fa un'altra. Signor ministro dalle nostre parti si dice: “Il sardo si frega una volta sola”. Già dato con gli interessi, si informi.

ANTONIO MASALA
© Riproduzione riservata