U na sola certezza: sarà dura. Tutte le riprese lo sono ma questa molto di più. Nel Paese si sono aperte voragini finanziarie ed economiche, creati enormi sconquassi sociali che le divisioni politiche non aiutano a superare. E purtroppo in giro uomini dello spessore di Moro e Berlinguer, che quando c'era da salvare il Paese ammainavano le bandiere di partito, non se ne vedono più. Il campo di battaglia è occupato da ciarlatani spacciati per professori che andrebbero spediti non in cattedra ma all'ultimo banco. “Nave senza nocchiero in gran tempesta”, direbbe il sommo Dante al professor Conte che, poveraccio, lottava come poteva quando il Paese campicchiava, figurarsi adesso che ridotto com'è non può che affidarsi al buon cuore dell'Europa come l'innocente a Giuseppe e Maria. ll presidente col due di picche in mano aspetta e spera, si impunta e si spunta, indietreggia e avanza: ammuina, confusione. Togliamoci il paraocchi: Ursula von der Leyen su un Paese diviso e in braghe di tela gioca come il gatto fa col topo. Oggi nega e domani apre («si vedrà») ai vari Mes, Sure, Eurobond e al Recovery fund che però i nostri sovranisti vorrebbero tipo buondì Motta da sbafare senza pagare. Nein, replica la Merkel. Basta così, il Paese è stanco di aspettare. In attesa di cosa, poi?

ANTONIO MASALA
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