T utto il mondo è stato scosso dalla potente esplosione che ha devastato Beirut. Centinaia di morti e migliaia di feriti in un Paese, dilaniato per decenni dalla guerra civile, che necessita della presenza delle forze internazionali di pace, tra cui la Brigata Sassari. Come sempre, è scattata la solidarietà. L'Italia si è messa a disposizione, anche l'ingrugnato Trump ha promesso l'aiuto del Paese più potente del pianeta (Cina permettendo), gli Stati Uniti. Più di tutti ha fatto la Francia. Il presidente Macron è stato il primo dei leader mondiali a volare a Beirut per assicurare il massimo impegno del suo Paese per la ricostruzione della città e per fronteggiare l'emergenza sanitaria negli ospedali, alle prese con quasi settemila feriti. Non solo. Macron si è offerto di coordinare gli aiuti in arrivo da ogni angolo della terra. Commovente. Poi ho scoperto (ascoltando al Gr1 un analista di politica estera) che la Francia da tempo è interessata alle immense risorse petrolifere che recentemente sono state individuate al largo delle coste libanesi. Insomma, la Francia guarda al Libano con lo stesso sguardo avido rivolto a suo tempo alla Libia. Non sarà che il grillino Di Stefano, quando ha confuso i libanesi con i libici, è stato vittima di un lapsus freudiano?

IVAN PAONE
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