M olti lettori ricorderanno il Washington Post , il quotidiano americano che provocò le dimissioni del presidente Richard Nixon, travolto dallo scandalo del Watergate. I due cronisti, Carl Bernstein e Bob Woodward, inchiodarono l'uomo più potente del mondo partendo dalla soffiata di un informatore anonimo, ribattezzato “Gola profonda”, e cercando poi decine di conferme a quanto riferitogli: e cioè che lo staff di Nixon aveva messo in piedi un'operazione di spionaggio ai danni del Partito democratico. Nixon, poco prima che venisse dichiarato decaduto a seguito della procedura di impeachment , si dimise. Era l'agosto del 1974. La vicenda, rievocata dal famoso film “Tutti gli uomini del presidente”, con Dustin Hofmann e Robert Redford, è sempre stata d'esempio sul ruolo che dovrebbe svolgere la stampa nello smascherare le magagne del potere. In questi giorni il Washington Post è salito di nuovo alla ribalta per aver portato alla luce un caso di tradimento. Il critico gastronomico del giornale, Tom Sietsema, nel recensire un ristorante, ha pubblicato una foto nella quale compariva un uomo con l'amante. La moglie tradita, riconosciuto il fedifrago, lo ha piantato in asso. «Grazie Tom», ha scritto la lettrice. La forza del Quarto potere.

IVAN PAONE
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