H a ragione papa Francesco quando dice che il mondo vive in un perenne stato di guerra. Certo, una guerra a bassa intensità, a volte latente, ma che provoca comunque morte e distruzione. L'ultimo scenario di crisi è in Medio Oriente. Trump, pressato dai generali guerrafondai americani, vedendo le immagini dell'ambasciata Usa di Bagdad assediata, si è arrabbiato e da leader posato e riflessivo qual è ha fatto uccidere da un drone il generale iraniano Soleimani. L'Iran ha annunciato la ritorsione, Trump la contro ritorsione, il mondo è rimasto col fiato sospeso. Sino a che, cinque giorni dopo la morte di Soleimani, i pasdaran iraniani hanno lanciato 22 missili contro le basi di Al Asad e Harir, in territorio iracheno, che ospitano forze speciali americane e non solo. A questo punto, la tragedia ha assunto forme tragicomiche. Perché l'Iran ha avvertito Bagdad e il Pentagono di quanto stava per fare. E così i soldati americani ma anche lituani, finlandesi e italiani, si sono messi al sicuro nei bunker. Nella concitazione, si sono dimenticati di avvertire i civili iracheni che lavorano nelle basi. Ne sono morti 80. Titolo di un giornalone nazionale: «I pasdaran lanciano gli ordigni con precisione ma stanno attenti a evitare vittime». Gli iracheni non sono classificati tali. Solo carne da macello.

IVAN PAONE
© Riproduzione riservata