L a sinistra dura e pura, per capirci non quella molliccia di Matteo Renzi che tra destra e sinistra ha più dubbi di quanti non ne avesse Giorgio Gaber (“la gente è poco seria quando parla di destra e di sinistra, ma cos'è la destra cos'è la sinistra”) e in parte neppure quella in salsa rosa del Pd di Nicola Zingaretti, ha un chiodo fisso: la patrimoniale. Una megatassa che spilli più soldi possibile a quelli che hanno di tutto e di più. Il discorso in linea di principio fila ma come una stella filante. In un sistema come il nostro, costituzionalmente basato sulla capacità contributiva e la progressività fiscale, chi ha più beni al sole dovrebbe pagare già di più. Poco, molto? Dipende. La giustizia, anche quella fiscale, è uguale per tutti. «Basta essere raccomandati» aggiungeva Marcello Marchesi. L'imbroglione va mazzolato in forza di leggi semplici, veloci, il ricco ma onesto che paga il giusto non va massacrato per partito preso. I Paperon de' Paperoni non sono tutti imbroglioni e non tutti si innamorano dei paradisi fiscali; c'è ancora chi crede nell'Italia, sempre che l'Italia creda in loro. I nostalgici della patrimoniale ricordano certi personaggi di Cervantes che andarono a fare lana e ritornarono tosati. O la storiella del cetriolo che cercando l'ingiusto punisce l'unico giusto, il povero ortolano.

ANTONIO MASALA
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