I l Covid una cosa ha di buono: non fa sconti. Tutti uguali, ricchi e poveri, santi e diavoli. Persino i tre Magi rinunceranno al viaggio, bloccati dal rosso coprifuoco di Conte. Gaspare, Baldassarre e Melchiorre non faranno comunque mancare i doni. Ma prima di affidare le consegne ad Amazon vorrebbero conoscere la destinazione visto che in un Paese esercitato al gioco delle tre tavolette, l'oro può finire non nelle povere grotte del mondo ma nelle casseforti di chi è già forte di cassa (pur essendo parecchio debole di meriti) e dove anche d'incenso si fa largo e inopportuno consumo. La mirra, un prodotto di cui solo chi va in Internet forse capisce l'uso e il pregio, è sparita dal catalogo. L'oro non dovrebbe andare a “loro” ma agli “altri” e, visti i tempi, alla Sanità nonostante (stando ai dati tratti dal bilancio nazionale) il settore di soldi ne macini parecchi: 121 miliardi oggi, 66 vent'anni fa. I numeri confermano che il difetto non sta nella quantità ma nella scarsa efficienza della spesa affidata a persone scelte non per merito e competenza ma per appartenenza politica. Non basta andare in bici la domenica con la maglia giusta per poter recitare la parte di Coppi o che il chirurgo non svenga alla vista del sangue. La mangiatoia di Betlemme parla di noi, quelle romane degli affari loro.

ANTONIO MASALA
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