L a moneta non gira e il risparmio cresce, il prodotto interno scende e la corruzione sale, la sanità sprofonda e la scuola affonda: tutta colpa della perfida Europa. E no! Parecchie volte sì, altre no. Che Bruxelles sia di braccino corto e confonda l'espansione con la depressione è sicuro ma che l'Italia abbia speso solamente il 35 per cento dei 75 miliardi che l'Unione ha erogato negli ultimi anni è accertato. In questo uso scriteriato delle finanze pubbliche Angela Merkel e compagnia non ci azzeccano proprio per niente, come direbbe Antonio Di Pietro. Nostra colpa, nostra grandissima colpa. Le scuse naturalmente non mancano. I politici di oggi ripetono le litanie di ieri. Vorremmo ma non possiamo perché a fare le carte sono i dirigenti che tra richiami ai regi decreti, privacy, anticorruzione non ne cavano piedi. È la solita solfa. La cosa più normale sarebbe cancellare leggi vecchie come il cucco, norme e postille inutili e dannose come la plastica in mare. Ma siccome pare sia impossibile, i ministri ci provano col soldo. Chiedono che si riconosca il “premio”, monetario, di fine anno ai dirigenti che accelerano la spendita dei fondi europei. Pagare per fare oggi quello che si sarebbe dovuto fare sempre ma che non è stato fatto e che domani faranno tutti. Scommettiamo?

ANTONIO MASALA
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