F orse la caratteristica più insolita del nuovo presidente della Corte costituzionale è che resterà in carica per oltre un anno, mentre di solito chi assume la guida della Consulta non ha neanche finito di insediarsi che già comincia a limare il discorso di addio perché il suo mandato è scaduto. Eppure se l'elezione ha colpito la fantasia di qualcuno sarà soprattutto perché il presidente si chiama Giancarlo Coraggio.

E quindi giù battute sul “presidente Coraggio” in stile madre Coraggio, “Coraggio presidente” e via ridacchiando. Tra le tante freddure, la meno insipida è quella che dice che la Consulta ha Coraggio, la politica ha solo Speranza. Per capirci: il Parlamento da sette anni si balocca con una proposta di legge sul fine vita, e da due ignora i richiami meritori dei giudici costituzionali a legiferare senza lasciare il tema al valore di radicali come Cappato e alla coscienza dei suoi giudici. È un'emergenza civile, ma si continua a fischiettare mentre ci sono cittadini che muoiono come cani o, peggio ancora, non ci riescono.

È una vergogna che si cerca di spiegare sospirando che “siamo un paese cattolico”. Non è vero: la Spagna è un paese cattolico, e pure l'Austria, e sul fine vita sono anni luce avanti a noi. Noi siamo un paese cinico e gretto, e abbiamo il ceto politico che meritiamo.

Oh, se non ci sentiamo prima buone feste.

CELESTINO TABASSO
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