“ L ascia che i morti seppelliscano i morti”: parola del Signore, e il silenzio faccia giustizia dei cretini che il giorno della Repubblica hanno insultato Mattarella e offeso la memoria del fratello Piersanti. La stupidità non è un argomento, diceva Bacone il filosofo: lasciamo perdere, andiamo oltre. Occupiamoci dei Cavalieri del Lavoro, l'istituzione fondata nel 1901, che ogni anno si arricchisce di 25 big dell'imprenditoria. Industriali, commercianti, artigiani, promotori dello sviluppo economico e socialmente illuminati che il 2 giugno vengono premiati dal presidente della Repubblica. Tra questi però neppure un sardo. Passi quest'anno e pure quello prima ma, escludendo una studiata “conventio” che non è da lorsignori, è lecito pensare a una esclusione per superficialità e scarsa conoscenza dei sardi; italiani che pagano le tasse, si rimboccano le maniche per mandare avanti aziende anche di livello. Risale al 2011 il cavalierato al sardo Francesco Argiolas, imprenditore agricolo, e al 1994 di Romano Mambrini, nato a Foligno ma operante in Sardegna. In vita solo loro due. Non basterà collezionare cavalierati per rimettere in sesto l'economia e di certo non faremo le barricate per averne in larga schiera. Presidente, chiediamo il giusto: lavoro sempre e un Cavaliere ogni tanto.

ANTONIO MASALA
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